Se il Comune di Bari non sarà commissariato – come invece avverrà per tre municipalizzate – per alcuni dipendenti potrebbero arrivare delle sanzioni. È quanto avrebbe stabilito il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, in merito all’ipotesi di scioglimento per mafia dopo l’operazione “Codice interno” che, nel febbraio dello scorso anno, ha svelato presunti intrecci tra criminalità organizzata, politica e imprenditoria cittadina.
«Stabilito che la città di Bari non è mafiosa, accertato che l’amministrazione di Bari non ha nulla a che fare con le associazioni mafiose – evidenzia a tal proposito la segretaria generale della Fp Cgil di Bari, Ileana Remini -, ora non vorremmo che a essere mafiosa sia rimasta la categoria dei lavoratori pubblici. Perché questo sarebbe paradossale».
La sindacalista invita a «non criminalizzare la categoria dei lavoratori pubblici» e chiede «alle Istituzioni, sindaco e prefetto di Bari, di salvaguardare una categoria di lavoratori che onestamente e quotidianamente è al servizio dei cittadini, lavorando molto spesso in condizioni estreme a causa della grave carenza di personale e di risorse».
Remini sottolinea che «la mafia si combatte anche e soprattutto con un sistema di welfare e di servizi pubblici efficienti e noi non permetteremo che questa vicenda divenga un ulteriore pretesto per ridurre i diritti e la democrazia di coloro che quei servizi li garantiscono ogni giorno», aggiunge.
La richiesta della sindacalista è che «si agisca in fretta per superare lo stallo assunzionale e riempire gli organici, così come garantire rinnovi contrattuali adeguati al costo della vita, in modo da assicurare servizi alla cittadinanza sempre più efficienti. Di questo hanno bisogno i lavoratori del Comune di Bari».