«Un’università che cresce insieme ai suoi studenti, interpretando la missione originaria del suo fondatore come una sfida sempre attuale: trasformare il sapere in sviluppo, e il Sud in una terra di opportunità, con uno sguardo internazionale». Racchiudono l’essenza della visione di questi ultimi anni le parole del professor Antonello Garzoni, Rettore dell’Università LUM «Giuseppe Degennaro» di Casamassima.
Rettore, qual è stato l’elemento determinante di questo percorso?
«L’elemento chiave è il lavoro di squadra. La nostra università è cresciuta grazie alla condivisione di una missione comune: offrire al territorio pugliese e al Mezzogiorno un luogo di formazione di alto livello, capace di far crescere il capitale umano e di evitare che i giovani sentano la necessità di andare via per realizzarsi. Oggi vediamo concretamente i risultati, con tanti studenti che un tempo avrebbero scelto di studiare altrove e che ora invece restano in Puglia perché trovano nella LUM un contesto formativo competitivo e stimolante».
Nel 2020 ha assunto la guida dell’Ateneo. Quali cambiamenti principali ha visto e promosso da allora?
«Quando ho iniziato il mio mandato, l’università contava due aree di studio, ora abbiamo quattro dipartimenti: economia, giurisprudenza, medicina e ingegneria. Siamo l’unica università non statale in Italia con questa articolazione, e ciò ci consente di creare sinergie preziose. Le connessioni tra medicina e ingegneria, o tra economia e giurisprudenza, aprono spazi di ricerca e innovazione che rappresentano il futuro della formazione».
I numeri raccontano bene questa crescita. Qual è oggi la dimensione della LUM?
«Nel 2020 avevamo circa 450 matricole. Oggi superiamo le 1.000, con oltre 4.000 studenti complessivi e circa 120 docenti di ruolo. Di questi, quindici sono top scientists riconosciuti a livello mondiale. Sono dati che dimostrano non solo un’espansione quantitativa, ma anche un salto di qualità importante. Abbiamo consolidato la reputazione accademica della LUM, attirando docenti di valore e potenziando la ricerca in settori strategici».
Uno dei punti centrali è il legame con il territorio. In che modo avete rafforzato questa connessione?
«Abbiamo costruito relazioni sempre più strette con imprese, istituzioni e organizzazioni locali. In molti casi si è trattato di consolidare collaborazioni già esistenti, ma le abbiamo rese più operative grazie a progetti concreti. La LUM ospita laboratori e iniziative che coinvolgono direttamente le aziende, creando un dialogo costante tra il mondo accademico e quello produttivo. Questo ha ridotto il tradizionale divario di linguaggio tra università e lavoro e ha reso più naturale il passaggio dei nostri laureati nel mercato professionale».
Guardando al futuro, quali dovranno essere le priorità?
«Continuare a crescere con equilibrio, mantenendo alta la qualità della didattica e potenziando la ricerca. Ritengo che investire nella conoscenza sia la forma più solida di progresso e che, per questo, l’università debba rappresentare un luogo in cui i giovani possano trovare motivazione, competenze e fiducia nel futuro».










