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Bari Cronaca

Polignano a Mare, sigilli al Club Adriatico: aree di sosta trasformate in un villaggio turistico. Oltre 390 indagati

Sigilli al Club Adriatico di Polignano a Mare. La Guardia costiera ha posto sotto sequestro la struttura che si trova tra San Vito e Costa Ripagnola che sarebbe dovuta essere destinata ad area di sosta per i camper ma che era stata trasformata in un vero e proprio villaggio turistico del valore di circa 80 milioni di euro.

Il camping si trova a ridosso del mare ed è composto da numerose strutture sportive, aree comuni e infrastrutture indipendenti tra cui un depuratore, che sarebbe stato realizzato in violazione dei vincoli paesaggistici che proteggono il parco di Costa Ripagnola.

Il fascicolo di inchiesta conta 395 indagati che, a vario titolo e in concorso, rispondono della realizzazione illecita del complesso urbanistico. Secondo l’accusa avrebbero trasformato «un’area originariamente destinata a 414 piazzole di sosta per camper in unità abitative permanenti realizzate in manufatti prefabbricati variamente rivestite con materiali lapidei di diversa natura, fattura e colore, fornite di allacci idrico-fognanti ed elettrici».

Le indagini, coordinate dalla Procura di Bari, sono iniziate nell’estate di tre anni fa quando una donna, socia di una struttura adibita a camping, ha denunciato «l’arbitraria demolizione di una parte del suo gazebo».

La Guardia costiera ha così scoperto che «sia il gazebo demolito sia l’unità immobiliare della querelante» erano abusivi perché «non erano coperte da alcun valido titolo edilizio». Così, tutta l’area della piazzola che le era stata assegnata, grande 200 metri quadrati, è stata sequestrata. Sono state poi compiute altre verifiche su tutto il camping finito sotto sequestro. Nei due anni di indagini i militari hanno acquisito ed esaminato molti fascicoli, ascoltato dirigenti di Comune e Regione e svolto sopralluoghi per individuare di volta in volta i lavori in corso. «Il sequestro preventivo impeditivo ai fini della confisca mira a ripristinare la legalità urbanistica e a tutelare il territorio e l’ambiente», si evidenzia in una nota.

Legambiente: «L’inchiesta dimostra il mancato rispetto del nostro patrimonio costiero»

«Questa inchiesta conferma, ancora una volta, la scarsa attenzione e il mancato rispetto per il nostro patrimonio costiero. Da anni denunciamo pubblicamente questi abusi e continueremo a farlo, mettendoci la faccia, per difendere la legalità e il territorio». Così Daniela Salzedo, presidente di Legambiente Puglia, e Francesco Simone, presidente del circolo Legambiente di Polignano, in merito all’inchiesta della Procura di Bari e della Guardia costiera.

«Continua la lunga scia di illegalità sulle coste pugliesi», scrive in un comunicato Legambiente, che sottolinea anche come il 2024 sia stato «un anno drammatico per il mare italiano».

La Puglia, nota Legambiente, è al terzo posto in Italia per reati ambientali legati al mare, con 2867 illeciti accertati. Nello specifico, la regione è seconda a livello nazionale con 1.219 reati, l’11,8% del totale, in particolare lungo la costa ionica, dove si registrano casi eclatanti a Nardò e Gallipoli, oltre che a Bari.

La Puglia è poi terza con 936 casi di inquinamento marino, «causati – scrive Legambiente – da depuratori inesistenti o mal funzionanti, scarichi abusivi e sversamenti illeciti».

Sono infine 567 i casi di pesca di frodo accertati, numeri che mettono la Puglia al secondo posto nazionale in questa classifica. «Legambiente – conclude la nota – chiede quindi che su questa vicenda venga fatta piena luce nelle sedi opportune, ma ribadisce l’urgenza di un cambio di passo nella gestione e tutela delle aree costiere. Serve più vigilanza, più controlli e, soprattutto, un impegno concreto delle istituzioni per fermare una volta per tutte il saccheggio del territorio».

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