Scoppia un’accesa polemica sull’esclusione di Israele dalla prossima Fiera del Levante di Bari, una decisione che sta sollevando forti critiche da parte della comunità ebraica e del mondo politico. La presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (Ucei), Noemi Di Segni, ha chiesto al presidente della Fiera, Gaetano Frulli, di «ripensare la sua scelta», definendola un’iniziativa che «favorisce realmente chi promuove propaganda e campagne di odio».
In una nota, Di Segni ha sottolineato che il boicottaggio non aiuta la popolazione civile di Gaza, né contribuisce a far emergere una classe dirigente palestinese capace di investire e ricostruire. Al contrario, danneggia la stessa Puglia, privandola di una presenza che da anni porta sviluppo, in particolare nei settori dell’agricoltura e del trattamento delle acque.
Le critiche arrivano anche da esponenti politici. Osvaldo Napoli di Azione ha definito la decisione del sindaco di Bari, Vito Leccese, «un abbaglio e un grave errore politico e diplomatico». Secondo Napoli, escludendo Israele, si fa pagare al popolo israeliano «le gravi responsabilità del governo Netanyahu», rischiando di «dare spazio a chi coltiva l’antisemitismo».
La presidente dell’Ucei ha inoltre invitato la Fiera a considerare un «filtro morale» più ampio, sostenendo che se l’esclusione si basa sulle politiche governative, ci sarebbe «un elenco molto lungo di Paesi che esprimono politiche lontane da ogni concetto di umanità e democrazia». Di Segni ha suggerito di invitare proprio quelle aziende e università israeliane che «credevano fermamente nella convivenza con i palestinesi», poiché potrebbero aiutare nella «ricostruzione e recupero a favore della popolazione palestinese» una volta terminato il conflitto.