Uno stabilimento industriale alla periferia di Monopoli – adibito al trattamento di alluminio e semilavorati – è stato sequestrato dal personale della Guardia costiera a conclusione di un’articolata indagine avviata nel 2021 e coordinata dalla Procura della Repubblica di Bari.
I sigilli sono stati posti su un’area di circa 10mila metri quadrati. Il responsabile è indagato, a piede libero, per inquinamento ambientale «per aver posto in essere condotte che cagionavano abusivamente una compromissione o un deterioramento significativo e misurabile dell’acqua e dell’aria o di porzioni estese e significative del suolo o del sottosuolo», si legge nell’ordinanza firmata dal gip.
Lo stabilimento, inoltre, era privo dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e avrebbe scaricato abusivamente acque reflue industriali prodotte dalle vasche di trattamento oltre a rifiuti allo stato liquido contenenti acidi. All’indagato sono contestati anche l’abbandono e la gestione illecita di rifiuti in quanto sarebbero state abbandonate e depositate «alla rinfusa, in maniera incontrollata e reiterata nel tempo, sul suolo e nel suolo, plurime categorie di rifiuti speciali sia pericolosi che non nonché sversava sul suolo e immetteva nelle acque sotterranee (falda acquifera) rifiuti allo stato liquido, pericolosi e non pericolosi (acidi non specificati altrimenti)».
E ancora: l’indagato è accusato di miscelazione illecita di rifiuti «in quanto con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso miscelava rifiuti speciali pericolosi aventi differenti caratteristiche di pericolosità nonché rifiuti pericolosi e non pericolosi» e «apriva o comunque effettuava, senza autorizzazione, nuovi scarichi di acque reflue industriali contenenti sostanze pericolose convogliate direttamente dalle lavorazioni effettuate tramite tubazioni realizzate abusivamente»; emissione di sostanze pericolose «in quanto ometteva di comunicare all’Autorità competente, nonostante obbligato, i dati relativi alle emissioni effettuate»; getto pericoloso di cose «in quanto esercente un’attività con processi di lavorazione e di sostanze chimiche che, al di fuori dei casi e limiti normativamente stabiliti, provocano emissioni di gas, di vapori o di fumi nell’aria e nell’ambiente circostante, atte ad offendere, imbrattare o molestare persone oltre al limite della normale tollerabilità»; violazione delle norme antincendio e violazione delle leggi sanitarie.
Il tutto in uno stabilimento caratterizzato da precarie condizioni strutturali e igienico-sanitarie.