Un polo tecnologico pugliese per non perdere l’importante treno dell’Intelligenza Artificiale. È solo uno dei possibili progetti che – secondo i vertici di Confindustria Bari-Bat – potranno scaturire dall’incontro che si terrà oggi a Bari tra una delegazione dell’ambasciata dell’India a Roma, guidata da Akash Gupta, consigliere per gli affari commerciali, e un gruppo di imprenditori locali. Ne abbiamo parlato con colui che farà gli onori di casa, il presidente della sezione Terziario Innovativo e Comunicazione di Confindustria Bari-Bat, Vincenzo Fiore.
Come nasce l’idea di questo incontro dedicato in particolare al settore dell’International Technology?
«Come Confindustria Bari-Bat, nell’ambito dei nostri programmi di internazionalizzazione, siamo sempre alla ricerca di nuove opportunità per far crescere le nostre imprese e, di conseguenza, il territorio. L’India è un mercato di importanza strategica, sia per le dimensioni, sia per le enormi competenze nell’International Technology. Pensiamo di poter avere uno scambio equo in vista di una possibile missione governativa indiana che si dovrebbe tenere nei primi mesi del 2026, sempre a Bari».
Quali sono gli obiettivi?
«Vogliamo costruire una relazione che possa portare le aziende pugliesi che hanno possibilità di prodotto, come ad esempio l’industria manifatturiera, a esportare valore; di contro acquisire know how da un paese che è tra i primi al mondo per competenze tecnologiche».
In cosa si potrà tradurre concretamente?
«Per esempio nella creazione di un polo tecnologico pugliese o di un data center di livello internazionale. E poi penso allo sviluppo di tutto il mondo dell’Intelligenza artificiale che vede il nostro paese, ma anche la stessa Europa, piuttosto indietro rispetto a quanto già messo in campo da Usa e Cina».
Dove potrebbe sorgere questo polo e con quali risorse?
«Bari penso abbia tutti i presupposti per ospitare un progetto di questo genere perchè ha la fortuna di avere a disposizione il know how di ben due Università e di un Politecnico, oltre alle competenze tecniche di Pmi e di diversi big player dell’informatica, sia locali, sia multinazionali. Si potrebbe costituire un polo pubblico-privato, basato sulla collaborazione del mondo accademico e del mondo delle imprese. Gli strumenti per finanziarlo non mancano, perché esistono ormai diverse fonti di finanziamento, sia nazionali che europee».
Cosa pensa a proposito del progetto Gigafactory per l’IA di cui ha parlato il ministro Urso recentemente in Puglia?
«Sarebbe un’occasione straordinaria per la crescita della nostra regione e dell’Italia, perché darebbe impulso tutt’intorno a un consistente indotto di servizi. Anche in questo caso possiamo dire che abbiamo le condizioni per ospitare questo grande investimento, perché abbiamo una ingente produzione di energia green. La Puglia è infatti la prima regione in Italia per produzione di energia eolica e la seconda per capacità installata eolica e fotovoltaica».
Non teme i danni che potrà portare nell’immediato futuro uno sviluppo disordinato e disomogeneo dell’IA?
«Assolutamente no, io la vedo solo come una grande possibilità. Non possiamo invece permetterci di perdere questo treno. Certamente molte professioni scompariranno ma ne arriveranno di nuove. L’accelerazione tecnologica degli ultimi trent’anni è stata impressionante, oggi credo che siamo di fronte a una nuova rivoluzione industriale».
La Puglia perde circa 17 mila residenti ogni anno, molti sono giovani. Questi progetti possono aiutarci ad invertire il trend?
«Paradossalmente nel settore dell’International Technology abbiamo il problema inverso. Siamo alla disperata ricerca di personale. Non si trovano giovani laureati nelle materie cosiddette Stem. Bisogna lavorare insieme al mondo dell’Università per avvicinare i giovani all’IT, iniziare una collaborazione con le imprese. È un passo necessario, soprattutto in questo momento storico».