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In otto mesi 51 aggressioni nei pronto soccorso dell’Asl Bari: arriva l’infermiere “di processo”

È cominciato oggi, nell'ospedale Di Venere di Bari, un corso che ha l'obiettivo di formare operatori del pronto soccorso del presidio per creare una rete di collegamento tra i diversi professionisti della salute e ottimizzare i tempi d'attesa dei pazienti, riducendo così eventuali tensioni e prevenendo episodi di violenza. Il corso punta a formare una…

È cominciato oggi, nell’ospedale Di Venere di Bari, un corso che ha l’obiettivo di formare operatori del pronto soccorso del presidio per creare una rete di collegamento tra i diversi professionisti della salute e ottimizzare i tempi d’attesa dei pazienti, riducendo così eventuali tensioni e prevenendo episodi di violenza.

Il corso punta a formare una nuova figura professionale, l’infermiere “di processo”, dedicata all’accoglienza nei pronto soccorso, che sia in grado di incentivare la presa in cura dei pazienti e dei loro familiari, dal triage alle dimissioni o al ricovero.

Gli operatori del pronto soccorso del presidio saranno coordinati da Mauro Martucci, responsabile del Servizio delle professioni sanitarie ospedaliero-territoriali, e da Rosa Melodia, responsabile del pronto soccorso, nell’ambito del progetto pilota “Prendersi cura della aggressività: l’infermiere di processo come leva strategica“.

Nei primi 8 mesi del 2024, spiegano dall’Asl Bari, al servizio di prevenzione e protezionale aziendale sono state segnalate 51 aggressioni a personale sanitario. Tra le sedi cosiddette ad alto rischio ci sono i pronto soccorso.

Per questo si sta lavorando per introdurre la nuova figura professionale che è prevista dalle linee guida Hospitality del Sirgisl, Sistema regionale integrato di gestione della sicurezza sui luoghi di lavoro (delibera regionale del 31 luglio 2024) per cui anche l’azienda sanitaria di Bari si sta dotando di un sistema per la prevenzione, protezione e gestione degli atti di aggressione agli operatori.

Il personale infermieristico sarà adeguatamente formato per migliorare il processo informativo e, quindi, prevenire atti di violenza contro gli operatori sanitari e sociosanitari. Nel progetto saranno coinvolti professionisti sanitari con esperienza maturata in pronto soccorso, esperti delle dinamiche, dei percorsi interni e dei flussi clinici-assistenziali tipici di un dipartimento di emergenza-urgenza.

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