L’allarme da parte della associazioni di categoria è stato lanciato da tempo. Adesso a mettere nero su bianco la crisi dei negozi di prossimità ci pensa l’ultimo report elaborato da Confcommercio “Demografia d’impresa nelle città italiane, curata dall’Ufficio Studi di Confcommercio con il supporto del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne. Tra il 2012 e il 2024, in Italia, sono spariti quasi 118mila negozi al dettaglio e 23mila attività di commercio ambulante; in crescita le attività di alloggio e ristorazione (+18.500). Nello stesso periodo, nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi, si registra una forte crescita di imprese straniere (+41,4%) mentre quelle a titolarità italiana segnano solo un +3,1%. E non se la passano meglio i Comuni: qui, negli ultimi 12 anni sono spariti quasi 31mila esercizi al dettaglio in sede fissa.
I numeri di Bari
Nel capoluogo pugliese, secondo i dati forniti da Confcommercio, sono andate perse 757 attività, di cui 60 nei centri storici e 700 nei quartieri periferici. Unica nota positiva arriva dai settori dell’alloggio e della ristorazione, dove si registra un incremento rispettivamente di 116 attività nel centro storico e 273 nel resto della città. A determinare la crescita in questo settore è il fenomeno dei bed and breakfast, che però continuano a sottrarre spazio agli alberghi tradizionali, mentre molti bar hanno cambiato inquadramento, spostandosi sotto la categoria ristoranti. Un’espansione che appare meno strutturata, ma comunque indice di una certa vitalità economica.
Le possibili soluzioni
In tema di politiche pubbliche, contrastare il fenomeno della desertificazione commerciale è uno degli obiettivi del progetto Cities di Confcommercio per migliorare i centri urbani e rafforzare le economie di prossimità promuovendo il ruolo del terziario di mercato nell’ambito di un nuovo modello di sviluppo urbano basato su sostenibilità, comunità e identità. Tra le proposte concrete quella di rafforzare il coinvolgimento delle economie di prossimità e delle loro rappresentanze nella rigenerazione degli spazi pubblici e delle aree degradate, attuata attraverso interventi di trasformazione fisica delle infrastrutture, di mitigazione dell’impatto del cambiamento climatico, di urbanistica tattica. L’associazione propone, inoltre, di attivare accordi tra Comuni, associazioni e proprietari per agevolare la definizione formale di canoni di locazione calmierati, in particolare nei quartieri e nei quadranti più fragili e rendere accessibili gli immobili anche alle imprese nascenti o in difficoltà.