La Corte di Cassazione ha confermato la condanna definitiva a 21 anni di reclusione per l’ex pugile Fabio Giampalmo, responsabile dell’omicidio di Paolo Caprio avvenuto in una stazione di servizio tra Modugno e Bitonto nel settembre 2021.
La decisione della Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione è arrivata nella tarda serata di ieri dopo che l’imputato si era rivolto ai giudici, a mezzo del proprio difensore, sollecitando l’annullamento della sentenza con cui il 12 giugno scorso la Corte di Assise di Appello di Bari aveva confermato la pronuncia della Corte di Assise di Bari del 12 giugno 2023.
I Giudici romani hanno rigettato il ricorso del Giampalmo che chiedeva che l’imputazione di omicidio volontario fosse derubricata in quella di omicidio preterintenzionale, che fossero escluse le aggravanti dei futili motivi e della minorata difesa e che fossero concesse con giudizio di prevalenza le attenuanti generiche in ciò accogliendo integralmente le richieste degli avvocati Massimo Roberto Chiusolo e Rossana Fallacara, difensori dei familiari della vittima costituitisi parte civile.
Il processo
Nel corso del processo celebratosi dinanzi la Corte di Assise di Appello di Bari lo stesso sostituto procuratore generale il dottor Rizzo aveva chiesto che fosse ritenuta l’ipotesi dell’omicidio preterintenzionale chiedendo che a seguito della derubricazione fosse concessa all’imputato anche la diminuente del giudizio abbreviato, non potuto si celebrare per la contestazione dell’aggravante dei motivi futili che rendeva il resto astrattamente punibile con la pena dell’ergastolo.
Una dura battaglia delle parti civili che hanno se.pre sostenuto che la contestazione di omicidio volontario formulata dal pm, il dottor Abbadessa, fosse corretta giuridicamente ed aderente alle emergenze processuali.
Giampalmo, un 23enne con precedenti penali, colpì con una ferocia inaudita la sua vittima, sferrandole una «raffica letale di pugni» al volto e alla testa. L’aggressione era avvenuta in maniera del tutto immotivata, scaturita da una banale lite per futili motivi. I giudici hanno sottolineato la gravità del gesto e la premeditazione dell’omicidio, evidenziando l’esperienza di Giampalmo nelle arti marziali e la sua freddezza nel commettere il crimine. Quest’ultimo è stato anche condannato al risarcimento dei danni nei confronti dei familiari della vittima costituiti parte civile.