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Il rilancio della cultura? A Bari vale 20 euro a testa

Bari è la città con più di 200mila abitanti che nel 2020 ha speso di meno per il rilancio della cultura. A dirlo è un dossier della fondazione Openpolis che ha studiato i bilanci dei Comuni italiani più popolosi e le voci di questi dedicate al settore culturale. Nei rendiconti di ogni amministrazione è presente…
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Bari è la città con più di 200mila abitanti che nel 2020 ha speso di meno per il rilancio della cultura. A dirlo è un dossier della fondazione Openpolis che ha studiato i bilanci dei Comuni italiani più popolosi e le voci di questi dedicate al settore culturale.

Nei rendiconti di ogni amministrazione è presente una missione interamente dedicata alla tutela e alla valorizzazione dei beni e delle attività culturali. Al suo interno sono comprese due voci: “valorizzazione dei beni di interesse storico” e “attività culturali e interventi diversi nel settore culturale”. Nella prima si considerano tutti gli interventi legati alla ristrutturazione e alla tutela dei luoghi di interesse storico (per esempio i monumenti) e vengono comprese anche le spese legate alla ricerca e alla divulgazione culturale, oltre ai contributi per la manutenzione di biblioteche, musei e teatri. Nella seconda sono inserite tutte le uscite dedicate alla regolamentazione delle attività culturali e alla gestione delle biblioteche comunali. Non sono compresi gli interventi dedicati al turismo, che sono inseriti all’interno di un’apposita missione.
Tra le città con più di 200mila abitanti Bari è ultima con una spesa di 20,06 euro pro capite. In cima alla classifica ci sono invece Trieste e Firenze che rispettivamente spendono 131,67 e 117,16 euro a cittadino. In mezzo Bologna (73,83 euro), Venezia (71,41), Padova (70,10), Milano (68,17) e Verona (66,37). Sopra la città di San Nicola ci sono Genova (47,87), Torino (51,06) e Roma (55,78). Non pervenuti i dati di Napoli, Palermo, Catania e Messina.
Tra i capoluoghi di provincia pugliesi, invece, Bari spende più di Taranto (11,42 euro per abitante) e Brindisi (8,52), ma meno di Foggia (30,06) e Lecce (28,38). Spese maggiori o minori, però, non implicano necessariamente una gestione positiva o negativa della materia, anche perché spesso i Comuni non inseriscono le spese relative a un determinato ambito nella voce dedicata e questo può portare a un’analisi parziale.
Purtroppo, durante la pandemia, l’ambito culturale ha subìto ingenti perdite. L’Istat ha rilevato che nel 2020 il 60% degli italiani ha partecipato ad almeno un’attività di intrattenimento fuori casa, contro il 65 dell’anno prima. Questo calo ha influenzato tutte le attività culturali, soprattutto gli spettacoli teatrali (-4,6%) e le visite alle mostre (-4,5%). Per questo il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha previsto sostanziali investimenti per questo settore. In particolare, nel Pnrr sono previsti 5,7 miliardi di euro, compresi quelli del Fondo complementare e del Piano strategico grandi attrattori culturali che ha lo scopo di rafforzare le grandi infrastrutture culturali italiane.

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