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Il gelo fra Decaro ed Emiliano scende sulla Primavera pugliese

Niente abbracci, niente strette di mano, nemmeno un cenno di intesa. All’inaugurazione della Fiera del Levante, il tanto atteso chiarimento tra Michele Emiliano e Antonio Decaro non c’è stato. I due si sono evitati accuratamente, limitandosi a qualche sguardo di circostanza. A parlare sono stati i rispettivi staff, non i protagonisti. Ma quando è salito…
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Niente abbracci, niente strette di mano, nemmeno un cenno di intesa. All’inaugurazione della Fiera del Levante, il tanto atteso chiarimento tra Michele Emiliano e Antonio Decaro non c’è stato. I due si sono evitati accuratamente, limitandosi a qualche sguardo di circostanza. A parlare sono stati i rispettivi staff, non i protagonisti.

Ma quando è salito sul palco, Emiliano non ha fatto sconti: ha usato il suo ultimo discorso da presidente della Regione per affondare il colpo sul suo successore designato. Il governatore uscente ha rivendicato i successi del «modello Puglia», ricordando che in vent’anni il centrosinistra ha vinto tutto grazie all’unità e al rifiuto «dell’uomo solo al comando».

Una frecciata diretta a Decaro, che per candidarsi ha imposto il ritiro di Emiliano e il veto su Nichi Vendola. «Avevamo deciso di non dire mai: se c’è lui non ci sono io – ha attaccato – ma questo principio è stato tradito. È un fatto imperscrutabile, perché non legato a ragioni politiche».

Dal palco, Emiliano ha lasciato cadere una frase che pesa come un macigno: «Mettiamoci alle spalle settimane di tensioni e gesti eccessivi. Ritroviamo unità, serietà, senso del limite. Bisogna imparare di nuovo a mantenere la parola data». Parole che suonano come un atto d’accusa, più che come un appello alla distensione.

Decaro ha ascoltato in silenzio, seduto in prima fila. Poi, intercettato dai cronisti, ha provato a smorzare: «Non credo di essere il prototipo dell’uomo solo al comando. Dal discorso del presidente ho preso l’invito a recuperare tempo sul programma, e continuerò la fase di ascolto con la coalizione». Una replica diplomatica, che non nasconde però l’imbarazzo per una frattura ormai sotto gli occhi di tutti.

Il gelo è stato evidente dall’inizio alla fine: nessun contatto all’arrivo, nessun saluto alla partenza. Sullo sfondo resta la ferita aperta per la candidatura. Emiliano avrebbe voluto correre ancora, almeno da consigliere. Decaro lo ha stoppato, chiedendo libertà piena. Vendola ha scelto di non farsi da parte. Una miscela che ha trasformato la Primavera pugliese in un campo di battaglia interna.

E mentre il governatore ha chiuso con un congedo dal sapore di minaccia politica – «questo è il mio ultimo discorso da presidente… per ora» – il sorriso tirato di Decaro ha confermato che la partita nel centrosinistra pugliese è tutt’altro che chiusa. La Fiera del Levante, che negli anni ha rappresentato l’immagine di una Puglia unita e in crescita, quest’anno diventa la fotografia plastica di una coalizione divisa, dove il passato non vuole farsi da parte e il futuro non è ancora riuscito a prendersi la scena.

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