«Siamo qui per chiedere rispetto e dignità». Così Miriam Ruta, segretaria generale della Fisascat Cisl Bari, nel corso della protesta delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Ikea che, dalle prime ore di stamattina, hanno protestato per rivendicare migliori condizioni contrattuali e parità di trattamento.
«Vogliamo un contratto integrativo nazionale e aziendale che riconosca il giusto valore al nostro lavoro», ha aggiunto Ruta, affiancata dai segretari Onofrio Rubino e Tommaso Valerio.
Al centro della protesta, le condizioni dei lavoratori part-time, spesso involontari, e la disparità di trattamento tra neoassunti e dipendenti di lunga data. «Ikea si professa un’azienda inclusiva, ma non riconosce gli stessi diritti a tutti», denuncia Francesca Loseto, delegata Fisascat Cisl Bari. «I neoassunti devono aspettare due anni per maturare le stesse maggiorazioni domenicali e festive dei colleghi più anziani. È inaccettabile».
I lavoratori chiedono anche un aumento salariale che tenga conto del disagio del lavoro domenicale e festivo, il riconoscimento delle reali professionalità e un welfare aziendale più concreto. «Vogliamo un contratto integrativo migliorativo rispetto a quello nazionale, non una retrocessione», sottolinea Ruta. «I lavoratori di Ikea sono precari, senza possibilità di crescita professionale e salariale».
La protesta, che si inserisce in un quadro di agitazione nazionale, ha visto la partecipazione di numerosi dipendenti, decisi a far sentire la propria voce. «Siamo stanchi di promesse vuote», afferma un lavoratore. «Vogliamo fatti concreti».
La Fisascat Cisl Bari annuncia che la mobilitazione proseguirà fino a quando l’azienda non darà risposte concrete alle richieste dei lavoratori. «Siamo pronti a tutto per difendere i nostri diritti», avverte Ruta.
L’azienda replica: «Dispiaciuti. Ikea non ha proposto alcun peggioramento»
In una nota Ikea conferma che, «purtroppo le negoziazioni relative al rinnovo del contratto integrativo aziendale si sono interrotte dopo una lunga e importante trattativa, avendo appreso che le organizzazioni sindacali hanno ritenuto non soddisfacente la proposta aziendale presentata».
L’azienda, «pur nel rispetto delle decisioni dei sindacati», si dice dispiaciuta «dell’esito riscontrato, in quanto l’impegno era volto a migliorare ulteriormente le condizioni economiche già riconosciute a tutti i co-worker dall’attuale contratto integrativo con interventi sia sul versante del welfare che delle maggiorazioni, in Ikea già ampiamente migliorative rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale».
In particolare, si legge nella nota, «la proposta di Ikea intendeva incrementare le maggiorazioni per il lavoro domenicale e festivo e creare un premio uguale e inclusivo accessibile a tutti i co-worker, con un significativo aumento degli importi: ad esempio per un addetto vendita full time l’importo del premio avrebbe superato i 2.000 euro lordi. Inoltre, sarebbero stati previsti maggiori investimenti in formazione per sostenere i percorsi di sviluppo dei co-worker attraverso l’accrescimento delle competenze specialistiche, e l’introduzione di un importo annuale per tutti i lavoratori da poter spendere su una piattaforma di welfare in beni o servizi. Infine, la nostra proposta comprendeva ulteriori benefit innovativi quali un supporto alle persone che accedono a percorsi di procreazione medicalmente assistita o nei confronti di co-worker che intraprendono percorsi di transizione di genere».
Ikea «ribadisce di non aver proposto alcun peggioramento rispetto a quanto già riconosciuto dalle normativa e dal contratto integrativo vigente. In tal senso, ad applicare il contratto integrativo vigente e con esso tutti i benefici in esso previsti».
Per quanto riguarda le aperture dei nuovi formati (Paop), Ikea «ribadisce che si tratta di formati innovativi che consentono di essere più vicini alle esigenze dei clienti e precisiamo che all’interno degli stessi tutti i diritti sindacali previsti dalla normativa vigente sono garantiti».