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I primi profughi ucraini accolti a Molfetta. Sono tre donne e due bambini, i mariti non possono partire

Tre donne e due bambini. Nei borsoni tutto ciò che, della loro vita in Ucraina, sono riusciti a salvare e sul volto la consapevolezza di essere lontani dalle bombe. Arrivano da Lviv, una città a 70 km dalla Polonia: lì una settimana fa la stazione è stata presa d’assalto dai cittadini per fuggire dal conflitto. A…
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Tre donne e due bambini. Nei borsoni tutto ciò che, della loro vita in Ucraina, sono riusciti a salvare e sul volto la consapevolezza di essere lontani dalle bombe. Arrivano da Lviv, una città a 70 km dalla Polonia: lì una settimana fa la stazione è stata presa d’assalto dai cittadini per fuggire dal conflitto.

A mettersi in salvo una nonna, una figlia e una nuora con i loro figli, una bambina di 7 anni e un bambino di 9 anni, che hanno dovuto lasciare i loro mariti al fronte perché la legge marziale gli ha imposto così, perché così ha imposto la guerra. Delle tre donne la prima ha espresso la speranza di poter rivedere suo marito, la seconda rassegnata sa invece in cuor suo che non sarà così: nella loro vita in Ucraina erano una manager e una collaboratrice in una caffetteria.
Sono atterrati a Bari su un volo da Varsavia, con grande tristezza nel cuore dopo aver lasciato i mariti al fronte. Erano affamati, i bambini spaventati e disorientati, hanno chiesto un pasto caldo. I piccoli parlano solo ucraino, le donne masticano qualche parola in inglese: ad accoglierli l’assessore ai servizi sociali, Gianna Sgherza, insieme agli operatori del Pis, il pronto intervento sociale, il servizio di ambito dei comuni di Molfetta e Giovinazzo svolto in collaborazione con l’ATI composta dalle cooperative Shalom e Arancio e dal Consorzio Metropolis, e gli operatori di Metropolis, che si occupano del Servizio di accoglienza e integrazione del Comune di Molfetta.
Subito dopo aver lasciato l’aeroporto sono poi stati accompagnati in una delle strutture individuate dal Pis dove rimarranno nei prossimi cinque giorni e dove saranno sottoposti a controlli sanitari, tampone e vaccino; successivamente, entreranno nel programma Sprar (Sai). «È stata una emozione grande – è il commento dell’assessore Sgherza – essere lì ad accogliere queste donne che, con i loro bambini, sono riuscite a lasciare l’Ucraina. Sappiamo che arriveranno altri nuclei familiari e non faremo mancare a nessuno il nostro supporto».
«Come accaduto anche in precedenza per altre emergenze umanitarie abbiamo risposto immediatamente alla richiesta di collaborazione lanciata dal Ministero dell’Interno – aggiunge il sindaco Minervini – quanto sta accadendo in Ucraina è terribile, devastante. Molfetta è e sarà sempre città dell’accoglienza e questo ancora una volta a dimostrazione dell’alta efficienza raggiunta dai nostri servizi sociali». Si prevedono la prossima settimana altri arrivi, nel frattempo è stata attivata la ricerca del mediatore culturale che parla in russo e in ucraino e che consentirà agli operatori di aiutare le famiglie a integrarsi.

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