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I 100 anni dell’UniBa, Bronzini: «Ora bisogna rinnovarsi uscendo dalle consuetudini» – L’INTERVISTA

L’Università di Bari “Aldo Moro” compie 100 anni. Per celebrare un secolo di Uniba nel teatro Petruzzelli è in programma oggi, in concomitanza con l’inaugurazione dell’anno accademico, una cerimonia ufficiale che vedrà alternarsi sul palco al fianco del Magnifico Rettore Stefano Bronzini anche alcuni illustri ex studenti. Per l’occasione è attesa anche la ministra dell’Università…
stefano bronzini

L’Università di Bari “Aldo Moro” compie 100 anni. Per celebrare un secolo di Uniba nel teatro Petruzzelli è in programma oggi, in concomitanza con l’inaugurazione dell’anno accademico, una cerimonia ufficiale che vedrà alternarsi sul palco al fianco del Magnifico Rettore Stefano Bronzini anche alcuni illustri ex studenti. Per l’occasione è attesa anche la ministra dell’Università Annamaria Bernini. I festeggiamenti termineranno questa sera con il grande concerto di Daniele Silvestri in piazza Libertà.

Rettore, Uniba celebra il suo centenario. In tutti questi anni qual è stata la costante?

«Il desiderio di fare ricerca e di fare formazione».

E cosa c’è nel futuro?

«Nel futuro? Bisogna convincersi, dopo 25 anni nel nuovo millennio, che bisogna creare modelli nuovi. Non solo per Uniba, ma per tutto il sistema universitario».

Quali sarebbero questi modelli?

«Bisogna ragionarci, pensarli. Immaginare la sostenibilità, pensare anche che noi andiamo verso un abbassamento demografico, che abbiamo una dispersione scolastica. Immaginare che oggi l’unica possibilità che ha questo Paese è quella di innovarsi, ma per rinnovarsi ci vogliono persone pronte a cogliere gli elementi che l’innovazione propone. Bisogna uscire dalla consuetudine».

Come si può arrivare ad avere la fiducia degli studenti?

«Prima di tutto dobbiamo convincere noi stessi, perché a questi ragazzi diamo solo responsabilità. Dobbiamo prima organizzarci diversamente noi. Il sistema delle discipline verticali è ormai tramontato. Da anni stiamo lavorando sulla trasversalità dei saperi, stiamo lavorando anche perché ci sia, oltre alla ricerca applicata, anche la ricerca che possa fondare negli anni gli elementi costitutivi del nuovo pensiero».

L’Ateneo di Bari ha formato anche tanti personaggi illustri…

«Ovviamente sta parlando di me (ndr. ride). L’Università di Bari annovera moltissimi nomi famosi. Il primo è quello a cui è dedicato lo stesso ateneo, Aldo Moro. Però ce ne sono tantissimi in tutti gli ambiti, essendo il nostro un Ateneo generalista e spaziamo dalla A alla Z. Il problema della storia degli atenei è che la storia si deve rinnovare, sennò si immobilizza. Quindi proprio per rispettare questa tradizione di grandi nomi, l’università deve avere la capacità di sapersi ri-confezionare per i prossimi decenni».

Questi sono i suoi ultimi mesi da Rettore. Guardandosi indietro, di cosa è fiero e cosa avrebbe fatto diversamente?

«Sono fiero di aver rappresentato l’Università degli studi di Bari. Cosa avrei fatto diversamente? Da piccolo volevo diventare un giocatore di basket».

Nelle ultime settimane si parla tanto di nuovi mandati. Lei ci ha mai pensato?

«Non ci ho pensato per niente. Io finirò il 30 settembre 2025 e continuerò, cosa che ho fatto anche in questi anni, ad andare in aula sperando di insegnare qualcosa e sicuramente imparando molto dagli studenti. La mia esperienza si conclude il 30 settembre 2025 e io sono orgogliosissimo di averla potuta attraversare e di poter assistere all’attività che farà la prossima governance».

Cosa pensa della protesta annunciata dagli studenti?

«Il diritto alla protesta è giusto, ovviamente nelle forme non violente, e gli argomenti che loro portano sono gli stessi su cui noi ci intratteniamo molto spesso e su cui l’opinione pubblica deve essere informata. Quindi io penso che sia più che giusto che la protesta ci sia, nelle forme sempre civili di una dialettica aperta».

Lei sarà presente al concerto di questa sera?

«Assolutamente sì. Deve sapere che Daniele Silvestri ho avuto il piacere di incontrare a Bari all’inizio del mio mandato e quindi per me è un ritorno. È un cerchio che si chiude».

Nella sua ultima inaugurazione, lascerà spazio anche all’emozione?

«Io ogni giorno lascio spazio all’emozione. Senza emozione saremmo intelligenza artificiale».

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