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Gestivano le piazze di spaccio a Castellana Grotte, condanne definitive per 5 persone – I NOMI

Sono diventate definitive le condanne - tra i 6 e i 14 anni di reclusione per un totale di 48 anni - inflitte a cinque persone arrestate nel luglio del 2020 perché accusate di far parte di un'associazione criminale che gestiva le piazze di spaccio di Castellana Grotte, in provincia di Bari. Le accuse sono…
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Sono diventate definitive le condanne – tra i 6 e i 14 anni di reclusione per un totale di 48 anni – inflitte a cinque persone arrestate nel luglio del 2020 perché accusate di far parte di un’associazione criminale che gestiva le piazze di spaccio di Castellana Grotte, in provincia di Bari.

Le accuse sono di associazione armata finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, spaccio, detenzione illegale di armi da fuoco e ricettazione in concorso.

I cinque sono stati arrestati dai carabinieri della compagnia di Monopoli che hanno eseguito gli ordini di carcerazione emessi dalla Procura generale di Bari.

Gli arrestati

In carcere sono finiti Franco Pirrelli, 45 anni, condannato a 14 anni e 4 giorni di reclusione; Marco Pesce, 43 anni, condannato a 14 anni, 5 mesi e 13 giorni; Gianfranco Manelli, 49 anni, condannato a 8 anni; Pasquale Gentile, 41 anni, condannato a 6 anni, 1 mese e 10 giorni di reclusione; Barbara Palmisano, 44 anni, condannata a 6 anni e 8 mesi di reclusione.

I cinque furono arrestati nel luglio del 2020, insieme a un’altra persona, nell’ambito dell’inchiesta “Eclissi” durante la quale sarebbero state documentate le diverse attività illecite del gruppo criminale che avrebbe acquistato ingenti quantità di cocaina per poi rivenderle al “prezzo fisso” di 80 euro a dose nelle piazze di spaccio di Castellana Grotte.

Gli ordini dal carcere

A capo del sodalizio, stando a quanto accertato nel corso delle indagini, ci sarebbe stato Franco Pirrelli che avrebbe ripartito i compiti, stabilito l’ammontare degli “stipendi” e individuato le basi operative del gruppo, continuando a esercitare la propria leadership anche dal carcere attraverso ordini che avrebbe trasmesso alla moglie, Barbara Palmisano, diventata sua “portavoce” con l’incarico di risolvere le problematiche gestionali.

A rifornire il gruppo di droga sarebbe stato Marco Pesce, considerato elemento di spicco della criminalità di Putignano, che avrebbe consegnato “partite” di cocaina da un chilo del valore di 40mila euro che, una volta tagliate e immesse sul mercato, potevano fruttare fino a 100mila euro. Pesce avrebbe anche versato a Pirrelli la quota mensile di seimila euro quale provento dell’attività illecita.

Le armi e i furti

Durante le indagini è stata inoltre documentata la «notevole disponibilità» di armi e munizioni da parte del gruppo. Sono state sequestrate, infatti, una mitragliatrice Skorpion calibro 7,65, una Beretta 81 calibro 7,65 e una pistola Browning calibro 6,35 oltre a 150 cartucce di vario calibro. Le armi erano nascoste nei muretti a secco.

Tra i vari reati contestati al gruppo anche quello della ricettazione di auto rubate: i carabinieri hanno scoperto, durante le indagini, un deposito in cui erano nascoste targhe e componenti meccaniche di varie marche per un valore di circa 40mila euro. Gli indagati avrebbero anche acquistato un’Alfa Romeo Giulietta provento di furto.

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