La scrittrice pugliese Gabriella Genisi riprende in mano la penna e dà vita al suo dodicesimo e ultimo romanzo su Lolita Lobosco, il vicequestore ormai famoso e sbarcato con successo su Rai 1 per tre stagioni, con la serie Le indagini di Lolita Lobosco, prodotta da Rai Fiction, Bibi Film Tv e Zocotoco, con il contributo di Apulia Film Commission. L’attesa per il libro e per le puntate televisive è tanta e a conferma parlano i numeri degli ultimi ascolti: più del 28% di share.
Gli appassionati della coraggiosa e bella poliziotta barese, tacco 12, rappresentata sullo schermo dall’attrice napoletana Luisa Ranieri, leggono i suoi libri e visualizzano poi il tutto in tv, in una magica sinergia. Scrittura e recitazione si uniscono in una formula vincente?
«Si, il mio lavoro parte dalle immagini, da scatti fotografici della mente, fatti di colore e ricordi e solo in un secondo tempo arriva la stesura. Trasformo quei fotogrammi in parole e la mia scrittura visiva è stata infatti facilmente trasportata sul piccolo schermo. Il primo ad intuire e a cogliere questo elemento è stato il regista e attore Luca Zingaretti, marito della Ranieri. Ha visualizzato i miei lavori e mi ha chiamata per propormi il tutto».
L’ultima Lolita inizia a prender forma, quali le novità nel prossimo libro?
«Metterò in evidenza gli aspetti personali della donna, più spazio dunque alla sfera affettiva e familiare».
Il colore per lei ha un ruolo determinante: il rosso degli spaghetti all’assassina, piatto della cucina barese, il giallo dei panzerotti, il verde degli alberi d’ulivo o il bianco della calce pugliese, tipica dei borghi fascinosi come Ostuni o Alberobello. Tutto a tinte forti?
«Certo e i miei libri su di lei, come quest’ultimo, hanno due protagoniste, Bari e Lolita. Il capoluogo con il rosso del Petruzzelli così come il colore dei capelli della poliziotta e le sue scarpe, raccontano di una figura femminile autorevole, che ha un ruolo dirigenziale. Non più donne sottoposte ma forti».
Bari, tra le sue pagine ambientate ai nostri giorni, è il centro di una ritrovata luminosità che va oltre quel grigiore che ha caratterizzato l’atmosfera degli anni ‘90, quando gli episodi di criminalità occupavano le prime pagine dei giornali. Il suo obiettivo, nonostante si parli di una poliziotta alle prese con casi di malaffare, è evidenziare il bello?
«Si, a dispetto di un periodo, non lontano direi, in cui la città era considerata solo un centro commerciale e per di più pericolosa. Si pensi al centro storico; era il tempo de LaCapaGira e Mio cognato, i film di Alessandro Piva del 1999 e 2003. Ora ha cambiato volto, finalmente e agli occhi del mondo non esiste più solo il Salento ma anche Bari e la Bat tutta, nella loro meraviglia».
Il cambio di rotta è avvenuto in un momento preciso?
«Dopo la tragica uccisione del giovane Michele Fazio, nel borgo antico, nel 2001. Da allora c’è stata una reazione fortissima».
Il tacco d’Italia è diventato famoso ovunque e anche le sue immagini, quelle che nascono dalle parole e che poi scorrono in tv, viaggiano in Paesi lontani. Conferma?
«Ho contatti con persone del Messico, Argentina, Asia o America; conoscono la fiction grazie a Rai Italia e organizzano viaggi per venire a vedere i luoghi dove vive e lavora Lolita e di questo ne sono orgogliosa. Bari è la città dove sono nata e che ho dovuto lasciare da piccola, quando i miei genitori si trasferirono a Mola di Bari. Una ferita che, nel tempo, si è trasformata in una lettera d’amore: i miei libri».
Quali i suoi luoghi del cuore oltre Bari?
«San Vito, la frazione di Polignano a Mare, con la sua suggestiva abbazia, e Cozze, dove trascorrevo le vacanze estive».