È stato interrogato oggi dalla gip di Bari, Paola Angela De Santis, Enrico Danese, uno dei 31 indagati coinvolti nell’inchiesta della Procura sulle “cartiere” che, da Bitonto, avrebbero emesso migliaia di fatture per operazioni inesistenti per permettere ad aziende compiacenti di evadere l’Iva.
Danese, assistito dall’avvocato Vittorio Gironda, ha ammesso le contestazioni, definendosi un «semplice esecutore degli ordini di Francesco Porcelli».
Ieri sono finiti agli arresti domiciliari in quattro – Luigi D’Armento, Antonello Savino, Francesco Porcelli e Gaetano Finestrone – mentre altre due persone – lo stesso Danese e Nicola Garofalo – sono stati interdetti.
Danese e Garofalo, considerati dalla Procura organizzatori dell’associazione a delinquere (entrambi titolari delle due ditte individuali che portano i loro nomi, considerate dalla Procura delle “cartiere”), sarebbero anche stati gli intestatari dei conti correnti utilizzati per incassare le somme bonificate dai clienti per le operazioni.
Danese, come ammesso davanti alla gip, avrebbe prelevato le somme bonificate sul conto per poi consegnarle a Porcelli. A lui sarebbe spettato il 2% dell’importo totale. Anche Antonello Savino – dipendente di un centro scommesse che di fatto sarebbe stato gestito da Porcelli – ha risposto alle domande del gip, spiegando come Porcelli gli facesse usare una carta per far transitare alcune somme.
L’interrogatorio di Porcelli e D’Armento è stato rinviato al 19 dicembre, Garofalo e Finestrone si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Un altro filone di questa indagine riguarda i presunti episodi di peculato, falso e induzione indebita per cui sono indagati a piede libero quattro finanzieri (Roberto Nupieri, Rocco Cantatore, Giovanni Vessichelli e Giuseppe Iacono) e tre dipendenti dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli (Cataldo Manfredi, Giuseppe Elicio e Sonia Della Guardia).