L’attivista Tony La Piccirella, tornato ieri a Bari dopo essere stato bloccato in Israele mentre era a bordo della nave Handala della Freedom Flotilla diretta verso Gaza, farà causa al Paese guidato da Benjamin Netanyahu «per il sequestro illegale e illegittimo dell’equipaggio» dell’imbarcazione.
«Ho deciso di provare a intraprendere un percorso penale contro lo Stato di Israele», annuncia La Piccirella.
L’attivista ripercorre i giorni successivi all’attacco dei militari israeliani. «Da quel momento in poi – sostiene – si è parlato di un sequestro di persona. C’è stato un intervento di venti militari armati che hanno preso possesso dell’imbarcazione dirottandola in Israele. Durante quelle otto ore ci hanno fatti stendere a terra in coperta, sotto la minaccia di armi».
La Piccirella riferisce che «ci hanno tagliato ogni comunicazione e hanno acceso una telecamera che ci seguiva, mentre un infermiere cercava di aiutarci con cibo e acqua. Noi – precisa – avevamo già iniziato lo sciopero della fame quindi non abbiamo accettato nulla».
L’attivista barese dice, inoltre, che uno degli attivisti, di New York, «è stato immobilizzato e malmenato», mentre «altri hanno subito un trattamento comunque non democratico». La Piccirella ribadisce di aver rifiutato di firmare il rimpatrio volontario «perché significa ammettere di essere entrati illecitamente in Israele».
Quanto al governo italiano, evidenzia, «ho incontrato solo la console italiana in Israele, ci ho parlato per cinque minuti. Poi non so se dietro le quinte il governo abbia agito».
Oggi La Piccirella ha incontrato il sindaco di Bari, Vito Leccese. Il primo cittadino ha ribadito vicinanza e appoggio umano all’attivista, oltre che sostegno alla causa umanitaria. «Con il sindaco abbiamo parlato anche di come la città possa sostenere simbolicamente iniziative che possono aiutare il popolo palestinese», ha affermato.