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Fratelli d’Italia, guerra e veleni a Polignano a Mare: in 120 si sospendono e attaccano i vertici

«La gestione di questo appuntamento non è stata improntata totalmente a lealtà e trasparenza»: l’ennesimo atto d’accusa contro i vertici baresi di Fratelli d’Italia arriva da Polignano a mare, dove il congresso cittadino dei meloniani si è trasformato in un «triste campo di battaglia». La spaccatura tra Pippo L’Abbate, fedelissimo dell’europarlamentare e coordinatore provinciale Michele Picaro, e Giuseppe L’Abbate, segretario uscente sostenuto dagli ex di Movimento sociale italiano e Alleanza nazionale, si è risolta nella vittoria del primo e nella contemporanea autosospensione di ben 120 militanti che, in un documento di fuoco inviato ai vertici nazionali, denunciano «favoritismi e giochi di potere» all’interno di Fratelli d’Italia.

Lo scontro

Al congresso hanno partecipato i 298 iscritti al partito della premier Giorgia Meloni: una parte schierata con Pippo L’Abbate, l’altra con il suo omonimo Giuseppe. La spaccatura era nota da tempo ma, secondo buona parte dei militanti, i vertici provinciali e regionali del partito non hanno fatto alcunché per porvi rimedio. E l’assenza di Michele Picaro, andato via dopo i saluti di rito, non ha fatto altro che gettare benzina sul fuoco. Tanto che alcuni storici militanti di Msi e An non le hanno mandate a dire. «Il segretario provinciale è sempre latitante, qui l’abbiamo visto una sola volta – ha commentato Nico Messa – Questo congresso è stato imposto da Bari, avremmo voluto chiedere perché ma non ne abbiamo avuto la possibilità». «Bari ci deve sostenere e non solo quando servono i voti – ha rincarato la dose Gianfranco De Luca – A Polignano il partito è spaccato, eppure il segretario provinciale e quello regionale non si sono visti. Così non si può andare avanti». Stefano Montanaro ha usato la metafora del presepe per evidenziare al consigliere regionale Tommaso Scatigna, nell’occasione presidente di seggio, la miope strategia di Fratelli d’Italia: «Il partito sembra un presepe vivente con tante comparse, ma la Madonna e San Giuseppe non ci sono. E all’esterno della grotta non c’è una stella cometa che indichi il cammino. E dai re magi arrivano soltanto odio, arroganza e sconfitta. Ce ne accorgeremo nei prossimi mesi».

Il documento

Prima che si andasse al voto, si è tentata la classica mediazione dell’ultimo minuto: il ruolo di coordinatore a Pippo L’Abbate, la maggioranza dei posti nel coordinamento cittadino agli ex Msi e An vicini a Giuseppe L’Abbate. Nemmeno su questa soluzione, però, è stata raggiunta un’intesa col risultato che il fedelissimo di Picaro è stato eletto col sostegno di 74 militanti, circa il 25% del totale. Gli altri, infatti, hanno preferito non prendere parte al voto, non riconoscendosi in un «processo opaco e pilotato, e hanno inviato un durissimo documento alla segreteria nazionale dei congressi di cui fanno parte anche Arianna Meloni e il deputato Giovanni Donzelli. «Nulla si è fatto per evitare la spaccatura interna – si legge nel testo – Il migliore dovrebbe vincere senza favoritismi e giochi di potere perché la politica non si costruisce con l’imposizione e le presunte prebende. Di questo passo diventeremo una sezione fantasma tenuta in piedi da presunti tesserati dell’ultima ora. Non facciamoci fermare da chi cerca di imporsi con abusi, mezzucci, sopraffazioni e millantate amicizie».

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