Antonella Lella, espressione della corrente che fa capo al sottosegretario Marcello Gemmato, resta alla guida di Fratelli d’Italia a Bari. Il verdetto del congresso cittadino, che ha certificato la spaccatura all’interno del partito della premier Giorgia Meloni, è arrivato ieri in tarda serata. Niente da fare per Fabrizio Tatarella, nipote dell’ex ministro Pinuccio, al quale non sono bastati i voti degli ex di Alleanza Nazionale e dei fittiani.
Il verdetto
Lella ha superato i 630 voti, mentre Tatarella si è fermato a quota 330. Comprensibile la soddisfazione della coordinatrice uscente alla quale, tuttavia, una parte dei militanti “rimprovera” la precedente militanza nella Lega di Matteo Salvini. Soddisfatto, a dispetto del risultato, Tatarella che con un lusinghiero 30% di preferenze entra nel direttivo cittadino di Fratelli d’Italia al pari – secondo i primi calcoli – di Pasquale Finocchio, Irma Melini e Antonio Galantino che hanno sostenuto la sua mozione.
Il clima
Il voto per il coordinamento barese di Fratelli d’Italia si è svolto in un clima sereno, ma forse soltanto all’apparenza. Nell’hotel Nicolaus, infatti, le urne si sono aperte al termine di una settimana caratterizzata da forti tensioni tra quelle che sono le due – o addirittura tre – anime del partito di Meloni. E, soprattutto, dopo una incredibile serie di successi dell’ala fittiana che, nelle cittadine pugliesi dove si è finora votato, ha praticamente stravinto. Evidente il caso della Bat, dove i congressi unitari che si sono svolti hanno eletto all’unanimità esponenti vicini a Francesco Ventola, fedelissimo del vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto.
Nell’unico congresso di scontro celebrato nella sesta provincia, cioè quello di Andria, la vittoria dei fittiani è stata schiacciante. Ciò ha trasformato Bari nell’ultimo “fortino” da difendere non solo per Gemmato, ma anche per l’eurodeputato Michele Picaro e per il senatore Filippo Melchiorre. Per certi versi, però, anche la sola candidatura di Tatarella in contrapposizione a quella di Lella rappresenta per loro uno “schiaffo”. «Melchiorre sosteneva di controllare il 90% delle tessere – sottolinea un ex esponente di An – ma i numeri, al netto della sconfitta di Tatarella, hanno dimostrato che non è affatto così».
Il futuro
Insomma, se è vero che i numeri hanno sancito il trionfo di Lella, è altrettanto vero che hanno certificato la spaccatura interna al partito. E lo hanno fatto a una manciata di mesi dalle elezioni regionali che il centrodestra spera di vincere per interrompere la striscia positiva della sinistra che dura ormai dal 2005. Vanno lette in quest’ottica le parole pronunciate ieri da Gemmato davanti a microfoni e taccuini: «Dobbiamo costruire insieme il futuro di Bari e della Puglia».
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