Non sono soltanto i duemila dipendenti della Bdm Banca, ex Popolare di Bari a temere per il loro futuro occupazionale. Tiene banco sempre la questione irrisolta dei ristori richiesti dai 70mila piccoli creditori che hanno subito il crac della banca che fu della famiglia Jacobini.
Una Banca del Mezzogiorno che da qualche tempo è in attivo ed è risalita dal vortice dei passivi e ora produce utili, tanto da far dire al ministro dell’Economia Giorgetti che potrebbe essere messa sul mercato almeno per quanto riguarda la componente pubblica.
Notizia che ha messo in fibrillazione sia i dipendenti che i piccoli creditori. Il senatore di Forza Italia, Dario Damiani, capogruppo in commissione Bilancio, interviene sulle presunte ipotesi di privatizzazione della Banca del Mezzogiorno. «Al momento la questione non è su alcun tavolo politico nazionale, per cui non si tratta di un’eventualità realistica nell’immediato. Tavolo al quale anche Forza Italia dovrà, se e quando tale ipotesi dovesse prendere concretezza, esprimere le proprie valutazioni».
Banca del Mezzogiorno, nata dalle ceneri di Banca Popolare di Bari dopo gli eventi dell’ultimo travagliato decennio, «dal 2024 – continua il senatore – è tornata a fare utili grazie alle politiche di risanamento che, come evidenziano i sindacati, hanno coinvolto pesantemente anche i dipendenti con sacrifici indiscutibili. Una banca che, dagli anni ‘60, è stata un punto di riferimento per cittadini e imprese nel Mezzogiorno ora ha tutte le carte in regola per tornare in pista nelle migliori condizioni, con garanzie precise per i dipendenti che hanno già pagato un caro prezzo».
In tal senso, aggiunge Damiani, «mi sento di rassicurare quanti, in queste ore, esprimono preoccupazione per l’immediato futuro dell’istituto paventando persino licenziamenti, ipotesi del tutto priva di riscontro; pur nella consapevolezza che, come accaduto per tutte le altre banche pubbliche, non si può escludere che anche per BdM venga avviato prima o poi un percorso di cessione a privati». Insomma, se non è sul tavolo, l’ipotesi non viene, però, esclusa. Quanto ai ristori il senatore azzurro aggiunge: «Ho sollecitato la ripresa dell’iter legislativo del mio disegno di legge che prevede di ampliare la platea dei risparmiatori aventi diritto al ristoro dei danni avvalendosi della struttura del FIR e a breve avvierò ulteriori iniziative a favore dei tanti cittadini purtroppo coinvolti in vicende di risparmio tradito».
Il senatore di Fratelli d’Italia, Filippo Melchiorre, annuncia la calendarizzazione delle audizioni. «Dopo aver audito Cristiano Carrus, amministratore delegato della Banca Popolare del Mezzogiorno, nell’Ufficio di Presidenza è stata calendarizzata al 18 dicembre l’audizione di Francesco Minotti, amministratore delegato e direttore generale di Mediocredito Centrale, per fare luce sulla situazione di migliaia di correntisti e risparmiatori penalizzati dal crac dell’ex Banca Popolare di Bari».
La decisione unanime della Commissione «ha lo scopo di intraprendere un percorso che possa dare delle risposte concrete agli azionisti preoccupati. Noi politici del territorio sentiamo il dovere di fare squadra nel trovare delle soluzioni di intervento al fianco delle banche e dei cittadini del Sud per chiudere una ferita aperta della nostra città, troppo a lungo non attenzionata da parte delle istituzioni nel corso degli anni passati».
Intanto, i sindacati fanno sapere in una nota congiunta che l’incontro con i vertici aziendali dal 29 ottobre è stato anticipato a ieri, ma «la compagine aziendale, priva delle auspicate presenze dei suoi massimi rappresentanti – come la circostanza avrebbe richiesto – ha insistentemente ripetuto che non hanno notizia, ad oggi, di alcuna trattativa di vendita e smentito l’apertura di un “fondo esodi”, per mancanza delle risorse necessarie. Ma non possiamo pensare di essere di fronte ad una “non notizia”, come dichiarato dalla controparte». Le parole del ministro Giorgetti sono state chiarissime su quali sono i propositi del Governo circa BdM Banca. «Ci sentiamo legittimati a pensare che le dichiarazioni del ministro siano state anticipatorie di qualcosa già in moto, proprio di strategie politiche complesse, decifrabili solo dai livelli più alti della politica e del sistema bancario. Le affermazioni della delegazione aziendale – riteniamo di mera circostanza e finalizzate a ricucire il tessuto aziendale, già teso e sfilacciato per le stressanti condizioni di lavoro – risultano poco plausibili».