Italiani brava gente? Sì, anzi “Buoni da morire”. Un esame di coscienza esilarante ma a tratti spietato, quello che la Compagnia Molière porterà in scena domani al Teatro Rossini di Gioia del Colle. Scritta da Gianni Clementi, “Buoni da morire” è una commedia brillante interpretata da nomi di spicco come Gianluca Ramazzotti, Pino Quartullo e Debora Caprioglio e diretta da Emilio Solfrizzi, che della Compagnia Molière è direttore artistico. Con Buoni da morire, Solfrizzi porta in scena la quotidianità di Emilio e Barbara, coppia borghese che si concede quasi per svago un momento di solidarietà, portando generi di conforto ai senzatetto durante la vigila di Natale. Ma i due non sanno che l’indomani uno di loro, Ivano, busserà alla loro porta, sconvolgendo i loro piani.
«Suona il citofono e al citofono si presenta l’impresentabile – spiega Emilio Solfrizzi – Ivano la sera prima aveva trovato il bigliettino da visita di Emilio caduto per terra, per questo irrompe in questa casa ma in realtà lui non è un clochard qualsiasi. Si tratta del vecchio fidanzato della moglie del ricco padrone di casa, e soprattutto è un vincente, una persona simpatica, una promessa del futuro che nessuno si aspettava potesse fare quella fine. Così il passato si mescola con i sentimenti della coppia, innescando la gelosia del marito per il fascino di Ivano».
Per Solfrizzi, un ritorno alla regia teatrale con attori di primo livello, come conferma il popolare attore barese «Gianni Clementi è un autore che amo molto per cui è stato bello fare la regia di questo spettacolo, una regia semplice che asseconda molto i ritmi di questa commedia che è bellissima, come quelle che si scrivevano una volta. Per metterla in scena potevo contare su dei cavalli di razza, che hanno saputo cogliere al meglio lo spirito più profondo di questa commedia e di servire la risata senza andarla a raccogliere ovunque e sempre, sarà una bellissima sorpresa». Con Buoni da morire si ride ma si riflette sul valore dell’accoglienza, della bontà al limite del buonismo, della solidarietà a tempo determinato, come sottolineato da Emilio Solfrizzi «I sentimenti in campo sono potenti e sono molto attuali: questa commedia parla di una società come la nostra che sta diventando sempre meno società e sempre più individualismo, sempre più attaccamento al superfluo. Si stanno perdendo dei valori importanti che fanno di una società una società coesa, con la figura di Ivano che è la personificazione del suo spauracchio. E i buoni propositi di questa società dell’opulenza si infrangono proprio quando ti trovi di fronte Ivano, ed è incredibile che chi ha si difende in maniera spaventosa da chi non ha, che non avendo nulla da perdere è paradossalmente più disposto a condividere, è molto più facilmente generoso. Gianni Clementi risolve tutto con una risata catartica, però questa è una commedia che ti fa molto ridere ma anche riflettere, anche perché il finale è veramente feroce, un finale in cui nessuno si salva». La risata quindi come terapia ai mali dei nostri tempi, questa la ricetta del regista: «La risata ti permette di affrontare temi difficili senza drammatizzare, la risata è un punto di vista diverso che dice la stessa cosa ma senza la pesantezza del giudizio. In qualche modo ti fa sempre intravedere una via d’uscita, con la risata anche una cattiva azione viene letta con una seconda chiave di lettura e si può perdonare, ecco ti dà una seconda chance».










