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Edifici vincolati a Bari, le proposte e le perplessità degli architetti

Dubbi e proposte al centro del confronto di oggi in Commissione Urbanistica sul futuro dei 202 edifici vincolati dal Comune di Bari per il loro valore storico e architettonico, oltre alle possibilità della legge regionale 36 del 2023 che Ance e Ordine degli Ingegneri. Alla riunione odierna, convocata per fare il punto sul provvedimento, partecipano…
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Dubbi e proposte al centro del confronto di oggi in Commissione Urbanistica sul futuro dei 202 edifici vincolati dal Comune di Bari per il loro valore storico e architettonico, oltre alle possibilità della legge regionale 36 del 2023 che Ance e Ordine degli Ingegneri. Alla riunione odierna, convocata per fare il punto sul provvedimento, partecipano i rappresentanti dell’Ordine degli Architetti, degli Ingegneri di Bari, dell’Ance Bari-Bat e dell’Amministrazione comunale, tra cui il sindaco Vito Leccese e l’ingegner Pompeo Colacicco. Gli architetti baresi, in una nota ufficiale, hanno espresso «apprezzamento per l’iniziativa» ma anche la necessità di chiarire alcuni aspetti tecnici e di rivedere parti della documentazione.

La posizione

L’Ordine, pur condividendo l’obiettivo di tutelare e valorizzare il patrimonio edilizio, ritiene che la schedatura dei manufatti debba essere più approfondita, in particolare per quelli inseriti nell’«invariante locale 4», che comprende 94 edifici e complessi di pregio. Secondo il Consiglio, in molti casi la documentazione «non risulta sufficientemente dettagliata» e mancano verifiche puntuali sulla coerenza con i criteri del modernismo e con il contesto urbanistico circostante.

La proposta

Tra le proposte che saranno portate oggi in Commissione, quella di collocare gli immobili tutelati all’interno della disciplina paesaggistica del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (Pptr), invece che in quella edilizia della legge regionale 14/2008. Una scelta che, spiegano gli architetti, garantirebbe una tutela «più coerente e solida anche dal punto di vista giuridico». L’Ordine solleva inoltre alcune perplessità sulla bozza normativa, chiedendo chiarimenti sulla distinzione tra le categorie di intervento «Rrc – Restauro e Risanamento Conservativo» e «Re.1 – Ristrutturazione finalizzata alla preservazione», che appaiono molto simili per finalità e contenuti. Altri nodi riguardano la possibilità di frazionare o accorpare unità immobiliari, la documentazione necessaria per la Scia e i criteri di compatibilità d’uso in caso di cambio di destinazione abitativa. La vice sindaca Iacovone ha precisato nei giorni scorsi che la proposta è ancora in fase preliminare e dovrà tornare due volte in Consiglio comunale – per l’adozione e per l’approvazione – mentre restano in vigore le norme di salvaguardia che sospendono ogni intervento sugli immobili. «Le nostre osservazioni sono preliminari – sottolinea l’Ordine – ma mirano a contribuire al perfezionamento dell’iniziativa, per rafforzarne gli effetti di tutela e valorizzazione del patrimonio architettonico cittadino».

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