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Edifici vincolati a Bari, la vice sindaco: «Il confronto dopo l’adozione della legge»

Sulla legge regionale 36 del 2023 e sui 202 edifici vincolati nel territorio cittadino, l’Amministrazione comunale di Bari prende posizione dopo le richieste avanzate da Ance Bari-Bat e dall’Ordine degli Ingegneri. La vice sindaca Giovanna Iacovone chiarisce che il Comune non intende sottrarsi al confronto, ma che i tempi e i passaggi amministrativi devono rispettare…
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Giovanna Iacovone, vice sindaco di Bari

Sulla legge regionale 36 del 2023 e sui 202 edifici vincolati nel territorio cittadino, l’Amministrazione comunale di Bari prende posizione dopo le richieste avanzate da Ance Bari-Bat e dall’Ordine degli Ingegneri. La vice sindaca Giovanna Iacovone chiarisce che il Comune non intende sottrarsi al confronto, ma che i tempi e i passaggi amministrativi devono rispettare la procedura prevista dalla legge. «Sulla legge 36 spiega Iacovone – abbiamo previsto di recepirla. Stiamo elaborando delle proposte da applicare nelle zone B e C, non in tutte, e le discuteremo prima in maggioranza e poi in Commissione. È una legge importante che intendiamo utilizzare per favorire la rigenerazione urbana, ma serve un atto chiaro e condiviso, non improvvisato». La norma regionale consente ai Comuni di individuare le aree in cui attuare interventi di ristrutturazione e sostituzione edilizia con possibili incrementi di volume, semplificando le procedure per il recupero del patrimonio edilizio esistente.

Edifici vincolati

Quanto ai 202 edifici sottoposti a vincolo, Iacovone precisa che la fase attuale è ancora quella preliminare all’adozione della delibera in Consiglio comunale. «Discuteremo di tutto dopo l’adozione – spiega – perché solo in quel momento si apre lo spazio procedimentale corretto previsto dalla norma.

L’iter

L’adozione comporta una variante urbanistica e, come tale, deve passare due volte in Consiglio: una per l’adozione e una per l’approvazione. Dal primo passaggio scattano le cosiddette «norme di salvaguardia», che sospendono temporaneamente ogni possibilità di intervento sugli edifici fino alla conclusione dell’iter». Un passaggio, dunque, pensato come misura cautelare per evitare che nel frattempo possano essere presentate richieste di permessi di costruzione, demolizione o ricostruzione. «Preferiamo adottare la delibera e poi, a bocce ferme, ragionare serenamente su cosa mantenere, modificare o eliminare», precisa la vice sindaca. Iacovone chiarisce infine la differenza tra gli edifici «vincolati» e quelli «insostituibili», spesso confusi nel dibattito pubblico. «Gli insostituibili sono un’altra cosa – spiega – e derivano da vecchie delibere comunali e dal piano regolatore Quaroni. In quei casi non si tratta di edifici intoccabili: si possono modificare, ma bisogna rispettare la quinta urbana, cioè le facciate e i prospetti. Sono scelte assunte dai Consigli comunali di dieci o vent’anni fa, non da questa amministrazione. I 202 edifici oggi oggetto della delibera sono invece parte di un lavoro più recente e totalmente distinto».

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