“Le 75 coltellate a Giulia non sono sinonimo di crudeltà, ma di inabilità“. Citando una parte delle motivazioni della sentenza con la quale Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo senza però che venisse riconosciuta l’aggravante della crudeltà, Dory Colavitto esprime sui social tutta la sua rabbia.
A novembre di due anni fa anche Dory è stata vittima della violenza di un uomo. È accaduto a Monopoli e Dory, all’epoca 35enne, è stata aggredita con 30 coltellate dall’ex marito che ha provato a ucciderla.
In un’intervista rilasciata all’edizione online di Repubblica Bari, Dory Colavitto dice: «So cosa ha passato Giulia [Cecchettin, ndr] in quel momento». E aggiunge: «Io so cosa significa avere questa persona mentre ti colpisce e ti guarda. La vera cattiveria e la vera crudeltà, so qual è».
Ed è per questo che Dory, nel suo post su Facebook, chiede «con quale coraggio viene detta una cosa del genere [riferendosi alle motivazioni della sentenza, ndr]? Esiste un corso per diventare abili con un coltello? Da che numero si può definire crudeltà? Ve lo dico io… Una… basta solo Una coltellata…», scrive la donna.
A Repubblica, Dory Colavitto afferma di essere stata «fortunata perché è successo sotto casa di mia madre e c’erano delle persone che sono intervenute. Giulia era sola». E ribadisce: «Infliggere 75 coltellate non è inesperienza, lui ha continuato a colpirla. L’intento era quello di ucciderla. Come fai a non definirla crudeltà, moralmente».