Dov’è finita la Comunità internazionale? È quello che si chiedono in molti, davanti alle drammatiche immagini della guerra tra Russia e Ucraina. Primo fra tutti monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari che ieri ha preso parte all’incontro sinodale tra i giovani e i numeri uno delle 19 diocesi pugliesi svoltosi nella basilica di San Nicola.
«Bisogna fermare la guerra, evitare che la gente muoia e che siano consegnate armi perché la guerra continui. Se la Comunità internazionale esiste, e questo è un grosso punto interrogativo perché temo che più che la Comunità internazionale esistano gli interessi di parte, costringa la Russia a rivedere le proprie posizioni». Satriano non ha dubbi: quella in corso «non è una guerra tra Russia e Ucraina, ma tra Russia e Occidente» e «il problema più grosso è che il conflitto non è stato fermato prima e nulla si è fatto per disinnescare le ragioni del lo scontro».
In questo contesto, l’unica arma è il dialogo. Il che significa confronto serrato, trattative a oltranza. Ma l’obiettivo dev’essere quello di ottenere il cessate il fuoco «perché le conseguenze della guerra le subiscono quelli che muoiono sotto i bombardamenti, ma anche quelli che restano senza casa, gli sfollati, i bambini, gli anziani». Parola di monsignor Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi Italia, a margine dell’incontro sinodale tra i giovani e i numeri uno delle 19 diocesi pugliesi che si è svolto ieri nella basilica di San Nicola, a Bari.
«L’unica strada da percorrere – ha aggiunto Ricchiuti – è continuare a fare appelli, manifestazioni, lettere perché si faccia pressione. Non ho questo compito, non sono un politico, ma devo far sì che Russia e Ucraina si convincano a sedersi attorno a un tavolo ed evitare questa inutile strage».
Quel movimento pacifista e solidale, che a Bari si sta esprimendo in tutta la sua forza con manifestazioni di piazza e iniziative a sostegno della popolazione ucraina, va dunque sostenuto. «Il popolo della pace sta parlando, manifestando, scendendo in piazza – ha concluso Ricchiuti – Stiamo sentendo i boati delle armi e delle bombe, però ho fiducia perché c’è una foresta che cresce, dice no alla guerra e sì alla pace».










