In questo ultimo ventennio Bari e la Puglia tutta sono cresciute in modo sorprendente, agevolate da venti favorevoli come quelli dello sviluppo del turismo e del cinema e questo è un dato di fatto. Inutile girarci intorno però; per essere terra ambita per una alta qualità di vita, la strada da percorrere è ancora tanta e per ora si naviga a vista.
In questa prospettiva facciamo un viaggio virtuale per incrociare altre culture e ascoltare, da chi tocca con mano diverse realtà positive, possibili idee e modelli sul tema “benessere della persona”.
Una voce, in questo momento lontana perché arriva dalla Nuova Zelanda è quella del barese Sabino Roselli, 37 anni, ingegnere gestionale, cresciuto a Polignano a Mare e sbarcato, grazie alle opportunità offerte dalla specialistica del Poliba, nel Regno di Svezia e precisamente a Goteborg, una città nota per i canali in stile olandese e ricca di viali alberati e non solo.
Ingegnere, da Bari alla Svezia: come è finito lì?
«Grazie a un tirocinio di tesi alla “Chalmers University of Technology” di Goteborg; un’opportunità che mi è stata offerta dalla professoressa Mariagrazia Dotoli. Così, dopo la tesi ho firmato un contratto di 5 anni per un dottorato di ricerca in Automazione e anche se questo percorso è terminato nel 2022, ho continuato il lavoro con il gruppo di ricerca in qualità di Post-doc».
E ora come mai si trova in Nuova Zelanda?
«Sono in trasferta e resterò qui fino la 2025, per una collaborazione con il gruppo di Machine Learning (algoritmi di apprendimento) dell’Università di Waikato».
Lei, nei suoi viaggi Erasmus ha anche vissuto a Bilbao, Graz e a New Castle ma qual è il valore aggiunto della Svezia? E in cosa Goteborg è una città modello?
«È un Paese con una natura incontaminata e soprattutto c’è una popolazione che la rispetta. È una città pulita e ordinata e al tempo stesso in continua crescita».
Sotto quale profilo e dove si investe maggiormente?
«Gran parte della gente, dallo studente al manager d’azienda, si reca a lavoro in bici o in tram, questi ultimi sono frequenti e rispettano gli orari. Altro modello dal quale prendere ispirazione è la grande quantità di verde in città: ci sono alberi ovunque e parchi enormi nei quali ci si dimentica di essere in un luogo abitato».
Quali differenze riscontra rispetto alle scelte politiche adottate da noi?
«La cultura muove dagli abitanti, hanno molta cura per la propria città; in Svezia la cosa “pubblica” significa “di tutti” e non “di nessuno”. Il diritto di godere di spazi felici è pari alla salvaguardia degli stessi».
Volendo fare un confronto, cosa consiglia in concreto per la sua terra d’origine?
«Migliori condizioni di lavoro; ci sono salari troppo bassi e orari di lavoro che spesso esulano dal contratto. È controproducente per un’azienda; è accertato che un dipendente rilassato è dieci volte più produttivo di uno stanco e stressato. In Scandinavia si punta all’equilibrio tra vita privata e lavoro ma so che sono obiettivi non facili da raggiungere».
Premesso che tutto sia a effetto domino, sul fronte delle materie Stem che modello consiglia?
«Sono fondamentali le sinergie tra aziende e università e penso che anche Bari con il Poliba abbia fatto enormi passi in avanti negli ultimi anni. Il Governo è chiamato ad esser parte attiva con sovvenzioni e finanziamenti. Puntare sulle università ha sempre un ritorno positivo e penso al maestoso “Chalmers Science Park” di Goteborg, in uno dei due “campus”».
Fino a che punto la corruzione che si registra nelle nostre amministrazioni pubbliche incide sulla crescita e sui risultati?
«La presenza della corruzione non permette lo sviluppo di un luogo. Quello che più ammiro negli svedesi è la propensione a fare “la cosa giusta”».
Vale a dire?
«Sono ligi nel rispettare l’ambiente, nel pagare le tasse e svolgere al meglio il proprio lavoro. La mentalità del “se faccio la cosa giusta posso aspettarmi che la facciano anche gli altri” funziona».
Dopo 7 anni di esperienze svedesi immagino si senta come a casa sua. Ha nostalgia di Polignano a Mare?
«Mi manca il sole d’inverno. In Svezia piove e fa freddo, intorno agli zero gradi e da novembre a febbraio si hanno solo sei ore di luce al giorno. Ovviamente ho nostalgia della famiglia ma torno in Puglia una volta ogni tre, quattro mesi».
Un sogno nel cassetto?
«Trascorrere più tempo lì dove sono nato, magari proprio nei mesi invernali».