Il 40enne Vincenzo Alberto Annese, dalla nativa Molfetta, è diventato un allenatore giramondo costruendo una carriera unica, sedendo su panchine in ogni angolo del pianeta: Belize, Bielorussia, Thailandia, Indonesia, Ghana, Lituania, Kosovo, e India, dove ha conquistato due campionati con il Gokulam Kerala. L’ultima, e forse più sorprendente, tappa lo ha portato alla guida della Nazionale Afghana, diventando il primo italiano (e primo europeo) a ricoprire questo ruolo. Un primato che si aggiunge a quello di essere stato il primo CT italiano del Nepal.
Una carriera da calciatore stroncata dagli infortuni all’età di 23 anni non ha fermato la sua passione, quasi un’ossessione per il calcio. Annese si è reinventato preparatore atletico, poi, dopo il corso a Coverciano, è passato in panchina, lasciando l’Italia per inseguire un sogno. «Ho preso il dottorato all’estero e per un po’ ho fatto anche l’insegnante – spiega – , questo mi ha aiutato molto poi ad allenare».
I modelli Conte e Ancelotti
Meno di due mesi fa, il destino lo ha portato in Afghanistan. «Io voglio vincere sempre – confida – . Per me conta poco contro chi giochiamo». All’esordio da CT dell’Afghanistan, è arrivata subito una sconfitta contro la Siria: «In tanti mi hanno fatto i complimenti ma io sono stato arrabbiato per giorni, per me il risultato è quello che conta».
Non stupisce che i suoi modelli siano tecnici del calibro di Antonio Conte, «che è riuscito a vincere con il Napoli spendendo pochissimo rispetto alle altre squadre», e Carlo Ancelotti: «Che bello sarebbe affrontare il suo Brasile. I migliori tecnici sono italiani». Annese esprime anche ammirazione per Zdenek Zeman: «Mi divertivo sempre a vederlo allenare quando stava alla Roma». Un augurio speciale va a Gennaro Gattuso per la qualificazione al Mondiale con l’Italia: «Mi farebbe tanto piacere incontrarlo di persona».
Oggi, l’Afghanistan di Annese affronterà l’Iran di Taremi nella CAFA Nations Cup in Arabia Saudita. Nonostante il timore comune, Annese rassicura sulle condizioni del paese: «Ma non è un Paese pericoloso. Certo, non è semplice convincere i giocatori a venire a giocare per la Nazionale, devi girare il mondo per vederli tutti». Tra i suoi uomini spicca Sharif Mukhammad, stella della squadra ed ex compagno di Roberto Carlos all’Anzhi Makhachkala. «Ha trentacinque anni ma è un vero campione», dice Annese con orgoglio.
Il sogno Serie A
Dopo tanti sacrifici e una vita dedicata al calcio, il sogno di Annese è ora quello di tornare a casa. «Ho dato tutto me stesso al calcio, ho fatto tanti sacrifici, si può dire che per il calcio ho dato via la mia vita. Spero di tornare in Europa, questo è il primo step, poi il secondo è quello di inquadrare una buona squadra con un presidente serio e un buon progetto. E allenare in Serie A».
Annese riflette sul panorama italiano, che a volte sembra premiare logiche diverse dal puro merito: «Spero che Cuesta al Parma faccia bene e gli auguro il meglio ma mi chiedo un tecnico cosa debba fare per essere chiamato. In Italia spesso non c’è merito sulla selezione di un allenatore. Sarà che non ho mai avuto un agente…». All’estero, per sua esperienza, la situazione è diversa. «Sono felice per la vittoria del Chelsea di Maresca (Conference e Mondiale per Club), quando vince un italiano all’estero vinciamo tutti noi. Spero che queste esperienze possano aprire le porte ad allenatori come me che si sono affermati all’estero e che vogliono tornare in Italia/in Europa».