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Da Castellana alla Svezia, Erica Colaprico: «La mia ricerca esposta ai premi Nobel» – L’INTERVISTA

Storie di successo e di giovani che, dall’Italia e dal Sud, portano in tutto il mondo le competenze acquisite nell’università: è il caso, tra tanti, anche di Erica Colaprico, laureata con lode in Scienze Chimiche nel 2021 presso l’Università degli Studi di Bari. Poi la chimica di Castellana Grotte ha incontrato i premi Nobel e ha condiviso sui social la sua esperienza, ottenendo una certa notorietà.

Come si incrociano le strade delle istituzioni accademiche italiane e straniere nella sua esperienza?

«Dopo aver svolto il tirocinio di tesi alla Tufts University a Boston (USA) e dopo la laurea, ho lavorato come research assistant in chimica organica con il prof. Gianluca Farinola nel Dipartimento di Chimica dell’Uniba. Grazie a questa esperienza lavorativa, ho avuto modo di approfondire ulteriormente le mie conoscenze scientifiche di sintesi organica e di acquisire indipendenza e manualità in laboratorio. Alla fine del 2022, ho iniziato il dottorato nel Laboratorio di Elettronica Organica alla Linköping University, in Svezia».

Poi, l’incontro coi premi Nobel.

«L’anno scorso ho deciso di partecipare alla selezione mondiale per talento ed eccellenza scientifica di 600 giovani scienziati, per poter incontrare i vincitori del premio Nobel in una prestigiosa conferenza annuale, quest’anno dedicata alla Chimica, tenutasi a Lindau, in Germania. Sono stata prima selezionata dall’Accademia Reale Svedese delle Scienze e da una fondazione svedese che ha sostenuto poi le spese di partecipazione, e successivamente a livello mondiale dalla commissione dei Lindau Nobel Laureates Meetings.

Che ha provato?

Penso sia stata una delle esperienze più belle della mia vita. Non solo ho potuto stringere la mano ai premi Nobel, assistere alle loro presentazioni piene di fonti di ispirazione, ma anche entrare in contatto con centinaia di colleghi provenienti da tutto il mondo. Avere l’opportunità di interagire con persone provenienti da 85 nazionalità diverse e da contesti culturali eterogenei, condividendo passioni, idee e prospettive, rappresenta un arricchimento autentico e profondo del proprio bagaglio culturale. E non è mancata una riunione tra italiani, eravamo una ventina, ma quasi tutti lavoriamo all’estero. Ho conosciuto un dottorando di origini pugliesi, ora in Danimarca, abbiamo deciso di condividere questa magnifica esperienza con la pagina facebook di Inchiostro di Puglia, perché le origini non si dimenticano mai e siamo comunque sempre orgogliosi di essere pugliesi».

Come vive in un Paese freddo?

«La Svezia è stata una rivelazione, un Paese stupendo, pieno di natura incontaminata e rigenerante. Certamente è una nazione più fredda del Sud Italia, ma vivendo a Norrköping, un paese a sud di Stoccolma, le temperature non sono estreme. Qui si vive bene, c’è umanità, rispetto tra le persone e i diritti civili sono garantiti dallo Stato; cose che in Italia purtroppo si fanno fatica a ripristinare. Smentisco del tutto ciò che si dice sulle persone fredde di carattere dei Paesi scandinavi. Ovviamente non sono socievoli al primo ciao, ma quando poi li conosci a fondo, sono in realtà persone molto affabili e pronti a porgerti la mano in caso di bisogno».

A cosa sta lavorando ora?

«Oggi sono dottoranda nel gruppo di Piante Elettroniche della professoressa Eleni Stavrinidou al Dipartimento di Scienza e Tecnologia della Linköping University. Il mio progetto, finanziato dall’European Research Council (ERC), é incentrato sulla formulazione di bioinchiostri e biostampa 3D di materiali viventi con all’interno cellule viventi derivanti dalle piante, con focus particolare sulla funzionalizzazione delle cellule stesse con polimeri conduttori.

Quando ho studiato per il dottorato all’estero e ho letto la breve descrizione di questo progetto su Twitter, sono rimasta affascinata dal potenziale delle piante e dalle linee di ricerca di questo gruppo, per cui ho deciso di distaccarmi un po’ dalla pura sintesi organica e ampliare le mie conoscenze scientifiche.

Tra l’altro, aggiungo, la biostampa 3D è un campo emergente e promettente nel mondo della ricerca scientifica odierna, una straordinaria integrazione tra biologia, ingegneria e tecnologia, offrendo nuove prospettive nella riproduzione della complessità dei sistemi viventi».

Si sente un cervello in fuga?

«Al momento no; è del tutto naturale voler fare esperienze all’estero, sia per valorizzare il proprio curriculum sia per crescere a livello personale. Però, sapendo delle attuali condizioni precarie dei dottorandi e ricercatori delle università italiane, vedo difficile un rientro in Italia. Soprattutto dopo aver assaporato la realtà estera, dove la ricerca viene considerata parte fondamentale per la crescita e sviluppo continuo di un Paese, con continui e ingenti finanziamenti pubblici e privati.

L’agevolazione con una minima riduzione delle tasse per pochi anni in caso di rientro dei cervelli in fuga in Italia, non attira in realtà, perché è inutile richiamarci se non si investe abbastanza nella ricerca. Con il collega del post su Inchiostro di Puglia, abbiamo condiviso l’idea di provare a trovare un modo per invertire la rotta, ma in due non si smuove il mondo. Porteremo avanti questo sogno e quando avremo più influenza nel mondo accademico, cercheremo di contribuire attivamente al rientro dei cervelli in fuga».

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