Codice interno, le conversazioni di Olivieri: «L’anno prossimo torno alla Regione ma in modo alto»

«Sta ricambiando la ruota, cioè la ruota sta girando alla grande… come l’altra volta noi abbiamo usato il vento e ci siamo messi dall’altro lato perché poi se n’è andato Balducci, se n’è andato Caroppo, è andato a Salvini, perché il vento è centrodestra ora!». È il 9 aprile 2019 e l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri ha reclutato sul quartiere San Paolo componenti del clan Montani e Strisciuglio, perché portino voti a sua moglie, Mari Lorusso, eletta un mese e mezzo dopo al Consiglio comunale barese. È l’inchiesta Codice Interno, che il 26 febbraio ha portato in carcere 130 persone. Ieri si è tenuta un’udienza del processo in abbreviato a 109. Il 27 novembre, saranno sentiti Olivieri, il boss del quartiere Japigia Savino Parisi e suo figlio Tommy.

L’intercettazione

Olivieri parla con Bruna Montani e il genero Michele Nacci e, come sottolineano i pm antimafia Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino nel parere contrario alle richiesta di domiciliari per Olivieri (in carcere dal 26 febbraio), “si sono captati i primi ‘mercanteggiamenti’ di voti, di posti di lavoro e di altre utilità, che hanno condizionato la competizione elettorale amministrativa del 26 maggio 2019”. Un incontro che per la Dda è servito per porre le basi dei successivi accordi. Nella conversazione Olivieri ribadisce a Bruna Montani che «l’impegno che voglio prendere è per tua figlia, te lo sto promettendo, eh?», ricordandole di avergli già trovato un posto di lavoro alla Natuzzi. “Occupazione che, a loro dire – si legge – la figlia ha disdegnato poiché non ritenuta confacente ai suoi desiderata”.

Le ambizioni politiche

Olivieri parla ancora e anticipa la sua scalata al Governo regionale: «Soprattutto, alla Regione quando tu hai cambiato, a noi basta… stando io da capo, io ritorno alla Regione l’anno prossimo, ma… in modo alto! Allora, io poi ho fatto dieci anni alla Regione, allora, là basta una leggina, dove io prendo tutti gli interinali di Angelo Disabato (ndr, all’epoca presidente della cooperativa Ariete) e li passo a regionali, come abbiamo fatto con la moglie di Dammacco (ndr, il suo collaboratore che non è indagato), e mica stava alla Regione la moglie di Andrea, la moglie di Andrea entrò come società account, ti ricordi? Allora in questi due anni possiamo fare chiaramente di tutto, però noi facciamo step per step, una cosa alla volta! Quindi la promessa a te è che o lo fa Angelo Disabato, o lo faccio io! Quindi ma, proprio non c’è dubbio e questa è la cosa che dico io…».

La moglie di Dammacco, precisano i pm, è stata assunta a febbraio 2015 nella “Puglia Valore Immobiliare – Società di cartolarizzazione srl”, società interamente posseduta dalla Regione Puglia e che si occupa dell’erogazione di fondi pubblici a privati. E poi: «Altrimenti ugualmente la promessa è se non ci dovessi… perché noi faremo la Multiservizi. Sono diventati 90 dipendenti da 130, noi li porteremo a 400! Quindi là, ugualmente ti assumo io, con società mie private o che ho…».

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