Dalla “persona importante del quartiere Japigia” alla cancelliera della fallimentare, l’ispettore dei vigili del fuoco, l’amica cara del tribunale, fino alla ex assessora regionale Anita Maurodinoia. Pazienti del dottor Vito Lorusso, oncologo dell’istituto Giovanni Paolo II di Bari (ora in carcere per peculato e concussione), portatori di voti per sua figlia Mari Lorusso. Anche lì, in quel bacino di vita, pescava l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, in carcere dal 26 febbraio scorso per voto di scambio politico-mafioso.
Le chat sotto la lente
Il contenuto dei telefoni dei tre personaggi chiave della maxinchiesta “Codice Interno”, che ha svelato gli intrecci fra politica, imprenditoria e mafia, è stato passato sotto la lente degli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Bari. E il contenuto delle chat, anche risalente ad epoca anteriore alle comunali del 2019, è da alcuni giorni agli atti del processo a 15 dei 130 arrestati, che hanno scelto il rito ordinario. C’è la ex consigliera Maria Carmen Lorusso e suo padre, ma anche numerose affiliati ai clan Parisi-Palermiti di Japigia e Montani del San Paolo. Dai messaggi custoditi negli archivi dei telefoni, la Dda ha ricostruito inquietanti circostanze, ben più di un semplice accordo per la compravendita di voti: concorsi pilotati, favoritismi nella sanità pubblica, posti di lavoro, regali e denaro.
I pazienti votanti
Il 30 luglio 2018 Olivieri scrive a suo suocero: “Ciao Vito quando puoi vedere una importante di Japigia? Va visitata e poi seguita”. L’appuntamento è l’indomani alle 14.15. “Perfetto. Vito, scusami alle 14.30 può venire anche il padre di Michele (quello dei panzerotti)? Ricordati che alle 14.15 viene la mia cliente di Japigia”. Ma c’è anche “Filippo del tribunale” e “Antonella amica cara del tribunale, puoi riceverla all’Oncologico?”, e ancora “la cancelliera della fallimentare, ignorante ma brava persona, dò il tuo numero”. Disponibile Lorusso: “Si può ricoverare domani, solo per il tuo intervento, fallo pesare con chi te lo ha chiesto, altrimenti hai voglia a stare al pronto soccorso”.
È l’11 gennaio 2019 e Olivieri scrive ancora: “In stanza tua c’è l’ispettore dei vigili del fuoco per un consulto”, qualche giorno dopo ancora favori per “quelli di Japigia: “Ciao Vito. Oggi alle 11 dovresti visitare un certo Bellomo. Sta facendo chemio. Mi raccomando, sono di Japigia, ci tengo”. Si tratta, lo diranno le indagini della Dda, di un giovane parente del boss Savino Parisi, che secondo l’accusa avrebbe sostenuto con il suo clan l’elezione a consigliera comunale di Mari Lorusso. Olivieri e Lorusso lo seguono con attenzione: “Vito, Gaetano chiede che quando torni lo vai a visitare a casa”.
Gli altri “amici”
È il 26 gennaio 2020: “Domani alle 12 può venire da te un parente di Tommaso Lovreglio (ndr, altra figura chiave nell’inchiesta, nipote di Savinuccio). Che ti saluta. Verrà a nome di Tommaso”. Gli risponde Lorusso: “Se tu ci tieni molto non mi faccio pagare. Tieni presente che chi non paga di solito ha scarsa considerazione del consulto a meno che io non faccia pesare che l’ho fatto per tua amicizia”. Scrive Olivieri: “Non hanno molte possibilità e quindi digli che Tommaso ha chiesto di non farsi pagare. Grazie Vito, per me è importante”.
Maurodinoia, la “garanzia”
Il 29 gennaio Lorusso comunica a Olivieri che è stata appena ricoverata d’urgenza la ex assessora regionale ai Trasporti di Sud al centro, Anita Maurodinoia (indagata in altra inchiesta con suo marito Sandro Cataldo). Giacomo Olivieri tiene particolarmente a ‘Miss preferenze’, come era stata definita per aver ricevuto ben 6.234 voti alle comunali del 2019: “Seguili al meglio Vito, sono la nostra garanzia”, scrive al suocero che lo rassicura: “Maurodinoia viene trattata come una principessa, piccolo miglioramento”.