Quaranta persone sono state condannate nell’ambito del processo in abbreviato per traffico di droga nel quartiere Japigia di Bari – dove “comanda” il clan Parisi-Palermiti – che è parte dell’inchiesta “Codice interno“, condotta dalla Dda del capoluogo pugliese e dalla squadra mobile, che ha svelato presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria cittadina.
La gup di Bari Valeria Isabella Valenzi ha condannato gli imputati, accusati a vario titolo per reati in materia di droga, a pene comprese tra i 2 anni e 10 mesi e i 20 anni di reclusione.
Gli imputati, a vario titolo, sono stati condannati perché ritenuti partecipi all’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti o per produzione, trasporto e detenzione ai fini di cessione di droga, per fatti commessi tra il giugno 2017 e il settembre 2018.
Le pene più alte sono state inflitte al boss Eugenio Palermiti e agli altri ritenuti dirigenti, promotori o organizzatori dell’associazione: Raffaele Addante, Filippo Mineccia, Michele Ruggieri e Silvio Sidella.
Condanne alte anche nei confronti del figlio di Eugenio Palermiti, Giovanni (18 anni) e del nipote del boss “Savinuccio” Parisi, Radames Parisi (18 anni e 6 mesi).
Gli imputati condannati perché ritenuti membri dell’associazione dovranno anche risarcire la Regione Puglia, costituita parte civile, e ripagare le spese legali sostenute dall’ente.
In totale sono sette gli assolti da tutti i reati contestati “per non aver commesso il fatto“, mentre alcuni degli imputati condannati sono stati assolti per alcuni singoli capi di imputazione. Un imputato è stato prosciolto per prescrizione. Le motivazioni della sentenza saranno note in 90 giorni.