«Bitonto distesa tra il mare e la collina murgiana con le mura assolate immerse nel guizzo argenteo degli ulivi, si racconta e rivela la sua storia e la sua anima, i suoi colori e i suoi profumi, il calore e la fierezza della sua gente». Inizia così un fortunato libro dell’ex sindaco di Bitonto, Nicola Pice, che non poteva immaginare che tra questi ulivi si potesse nascondere, da tempo, un’amara sorpresa e un modo di fare diffuso da tempo: un cimitero di auto rubate, o di ciò che ne rimane. Succede, allora, che tutto l’agro della città è il posto preferito (e perfetto) dei malviventi per nascondere la refurtiva, proveniente dall’area metropolitana e soprattutto dai paesi vicini. Già, perché oltre ai bitontini, anche Bari, in particolare il quartiere San Paolo, Giovinazzo e Palo del Colle sono le zone più colpite dal “deposito”, straordinario sia per estensione che per volume d’affari. I numeri dicono che la polizia di Stato ha ritrovato sette auto venerdì, tre giovedì con una media che si aggira a tre-quattro al giorno. Lo scenario è sempre lo stesso: scheletri di automobili nuovissime, sottratte ai proprietari solo pochi mesi dopo l’acquisto dal concessionario, ormai già svuotate di ogni componente, da rivendere come pezzo di ricambio nel mercato clandestino, mentre sono pochissime quelle recuperate ancora integre. Secondo gli agenti, inoltre, è assai probabile che la cannibalizzazione avvenga proprio in campagna e la conferma arriverebbe da una cassetta degli attrezzi e un borsone pieno di strumenti trovato qualche giorno fa.
Cimitero di auto rubate e cannibalizzate trovate nelle campagne di Btonto