È finalmente a pieno regime l’unità operativa complessa di Genetica medica dell’istituto nazionale di Gastroenterologia “Saverio De Bellis” di Castellana Grotte.
Dopo diversi anni si è concluso l’iter procedurale che ha portato il professor Cristiano Simone, docente dell’Università degli studi “Aldo Moro” di Bari, ad assumerne il ruolo di direttore.
Con l’attivazione della nuova unità operativa vengono così implementate «le opzioni terapeutiche» offerte dal “De Bellis”, afferma il presidente del Consiglio di indirizzo e verifica (Civ) Enzo Delvecchio, «assicurando la profilazione genica fondamentale per una terapia così ritagliata sulle caratteristiche molecolari di ogni singolo paziente, proprio come se si trattasse di un abito fatto su misura».
Un deciso passo in avanti verso la medicina di precisione in linea con le più moderne e avanzate oncologie a livello nazionale ed internazionale. Gli investimenti in termini di risorse umane e tecnologie portano ad alzare ulteriormente l’asticella della qualità assistenziale del “De Bellis” che si pone come punto di riferimento per la gestione delle patologie tumorali dell’apparato gastroenterico.
«L’investimento sulla genetica medica – prosegue Delvecchio – si contestualizza in una realtà molto più ampia, anche in ambito di medicina preventiva». Il valore aggiunto dell’unità operativa di Genetica medica «è quello di sposare in pieno il valore della ricerca scientifica al servizio dell’assistenza e quindi del cittadino», conclude.
«Le attuali ricerche scientifiche del professor Simone vanno proprio nella direzione di perseguire il miglioramento dell’assistenza ai cittadini», sottolinea il direttore generale Tommaso Stallone: «Basti pensare – aggiunge – al recente brevetto internazionale per lo studio di nuovi approcci terapeutici finalizzati a ridurre al minimo gli effetti collaterali della chemioterapia. Un altro aspetto da sottolineare – conclude Stallone – è anche l’attività di prevenzione molecolare rivolta a una diagnosi precoce di alcuni tumori molto aggressivi come quello del pancreas che può portare ad un netto miglioramento della prognosi e della sopravvivenza dei pazienti».