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Il caso Cataldo, la Cassazione conferma e condanna l’ex maresciallo Leone

Si chiude definitivamente davanti alla Corte di Cassazione la vicenda giudiziaria che ha visto protagonista Gerardo Leone, ex maresciallo della Guardia di Finanza, condannato per tentata induzione indebita. I giudici di legittimità hanno, infatti, dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’imputato contro la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari, rendendo così irrevocabile la condanna già…
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Si chiude definitivamente davanti alla Corte di Cassazione la vicenda giudiziaria che ha visto protagonista Gerardo Leone, ex maresciallo della Guardia di Finanza, condannato per tentata induzione indebita. I giudici di legittimità hanno, infatti, dichiarato inammissibile il ricorso presentato dall’imputato contro la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Bari, rendendo così irrevocabile la condanna già pronunciata nei suoi confronti. Oltre alla conferma delle responsabilità penali, la Suprema Corte ha disposto la condanna al risarcimento dei danni in favore della parte civile e il pagamento di una somma alla Cassa delle Ammende, come previsto nei casi di impugnazioni ritenute prive dei requisiti di ammissibilità.

Un epilogo che mette la parola fine a un procedimento seguito con attenzione per la gravità dei fatti contestati e per il ruolo istituzionale ricoperto dall’imputato all’epoca degli eventi. Secondo quanto accertato nei precedenti gradi di giudizio, la vicenda ruota attorno alla richiesta di una consistente somma di denaro avanzata dall’allora militare nei confronti di Sandro Cataldo. L’obiettivo sarebbe stato quello di evitare il coinvolgimento dell’uomo in indagini che la stessa Guardia di Finanza stava conducendo, prospettando conseguenze sfavorevoli in caso di mancata adesione alla richiesta. Un comportamento che, per i giudici, ha integrato il tentativo di sfruttare il proprio ruolo pubblico per ottenere un indebito vantaggio, anche se il reato non giunse a compimento.

Determinante, ai fini dell’inchiesta, fu la reazione della persona offesa: Cataldo che si rivolse senza esitazioni alle autorità competenti, presentando una denuncia e che consentì di far emergere l’accaduto e di avviare l’azione penale. Il procedimento, sviluppatosi nel corso degli anni, ha portato prima alla condanna in primo grado e poi alla conferma in appello, fino alla decisione definitiva della Cassazione. Un caso che, ancora una volta, richiama l’attenzione sull’importanza della denuncia come strumento di tutela contro gli abusi e sulla necessità di preservare l’integrità delle istituzioni chiamate a garantire il rispetto della legge.

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