Le passioni sono il segreto per mantenersi vivi e quando se ne scopre una non è mai troppo tardi. Francesco Occhiogrosso, che per lavoro aveva fatto il carabiniere, aveva circa 65 anni quando si è ritrovato, quasi per caso, con i pennelli fra le mani. E i colori sono stati per lui uno strumento di rinascita, un mezzo di comunicazione, una ragione di vita e gli hanno permesso di ritrovare la gioia donandola agli altri. Come? Dipingendo su pezzi di pietra e lasciando le sue opere per strada, per donare quello che gli altri non si aspettano, che crea stupore e rende felici.
Come comincia
Oggi ha 86 anni, vive a Bitetto e vent’anni fa è stato un incidente di percorso e il mare a catapultarlo in un mondo per lui sconosciuto. «Era il 2004 – racconta – e per me era tutto nuovo, non sapevo da dove cominciare. Dopo un intervento chirurgico ero immobilizzato. Mi trovavo al mare, a Campomarino di Maruggio, e lì ho stretto amicizia con un artista, il pittore Oronzo Cramarossa. La sua vicinanza e le nostre chiacchierate mi hanno ispirato e allora mi sono detto, non posso muovermi ma posso dipingere. Ci ho pensato per una nottata intera, il mattino dopo ho cominciato».
Fuori da ogni immaginazione
Mai ci aveva pensato prima. «Per me era tutto nuovo, non vengo da una scuola d’arte, nella vita – spiega -ho fatto il contadino e poi il carabiniere, ero un maresciallo dell’Arma, non conoscevo la tecnica nè cosa fosse la prospettiva ma di una cosa ero certo, volevo tornare a essere felice e buttarmi alle spalle la depressione». Così ha comprato i colori, i resti di magazzino di una cartoleria, e ha iniziato a dipingere ovunque, bottiglie di plastica, sassi, oggetti vari.
La gioia ritrovata
«Questo mi faceva sentire bene come il fatto che le persone mi chiedevano di disegnare qualcosa per loro», racconta Francesco Occhiogrosso. «Dipingevo e regalavo i miei sassi. Per me fu una valvola di sfogo: ogni mattina avevo uno scopo, accontentare qualcuno e così mi sentivo utile e soddisfatto». Ha continuato così per un po’, poi ha deciso di studiare. A Modugno ha frequentato l’università della terza età, per avere qualche nozione di pittura. Ha seguito anche alcuni corsi e ha scoperto la sua vena creativa, anche nella scrittura. Ne sono nati racconti, storie, incontri.
Un nuovo inizio
«Mi sono così buttato alle spalle la depressione e mi sono ricaricato, anche grazie all’apprezzamento degli altri, ho partecipato a concorsi, ho esposto le mie opere in alcune mostre con i miei sassi che, comunque, erano una cosa insolita. E poi la scoperta di non essere il solo ad avere avuto quell’idea.
L’ex maresciallo dei carabinieri, infatti, oltre ai pennelli usa i social e su facebook, tre anni fa, ha scoperto che nelle Marche c’è un gruppo che si chiama “Un sasso per un sorriso”. «Dipingono sassi e li lasciano in giro per la città come faccio io e chi ne trova uno sul retro trova un messaggio che lo invita a postarli su facebook. Mi è piaciuto molto e così anche io, sul retro, scrivo di postare e scrivere un messaggio».
L’effetto sorpresa
Non tutti lo fanno, circa la metà. «Ma quando torno in un luogo e il sasso non c’è più, vuol dire che qualcuno lo ha portato con sé e questa è una cosa meravigliosa – dice l’artista– e a volte mi allontano e resto per un po’ a guardare le reazioni. Quando li trovano è una gioia infinita, una grande sorpresa, soprattutto per i bambini. Regalo felicità a basso costo! Una felicità insolita».
«Al paese – racconta – mi conoscono, mi sorridono e quando mi rendo conto che c’è qualcuno che ne ha bisogno, faccio in modo che trovi uno dei miei sassi, per una fragilità, per un momento di difficoltà. Io desidero far sorridere chi è stato sfortunato».
I soggetti
I suoi disegni variano a seconda di diversi fattori: il periodo dell’anno, i momenti della giornata, il suo stato d’animo. Coniglietti per Pasqua, angeli, presepi e natività a Natale. Ma anche creazioni più elaborate. Per esempio sta collaborando a un progetto di una amica pittrice di Bitetto, Maddalena Marzulli, impegnata in un’azione di recupero del borgo antico. Lei dipinge sulle porte di edifici abbandonati realizzando riproduzioni di opere di artisti famosi. «Io realizzo i miei sassi, ci disegno contadini, donne al lavoro nei campi che poi vengono incollati all’ingresso delle abitazioni o agli stipiti delle porte».
I laboratori con i bambini
Una delle attività che Francesco Occhiogrosso ama di più è insegnare ai bambini, con i laboratori nelle scuole del territorio. «Loro amano dipingere sui sassi – racconta – e si divertono molto». «Mi piacerebbe se anche altri seguissero il mio esempio e riempissimo Bitetto e la Puglia intera di sassi e, dunque, di sorrisi. È l’aspetto più appagante per me, donare è molto più gratificante che ricevere.
La ricerca delle pietre giuste
Ma dove trova quelle sue particolari “tavole” per dipingere Francesco Occhiogrosso? «Al principio li raccoglievo al mare, in giro per la campagna, per strada, ovunque mi capitasse di trovarli, sperando che avessero una superficie liscia. Ora invece li acquisto. Si tratta di pietre di scarto, non utilizzabili in edilizia e si vendono al metro quadro». «Per me – spiega – vanno benissimo, perchè hanno una superficie piatta e liscia, sono pulite e hanno diverse forme, sono differenti l’una dall’altra».
Come una magia
E se già il dono in sè per l’artista è sufficiente a ripagarlo, non resta indifferente ai messaggi di gratitudine che gli arrivano via social. «Oggi è stata la mia giornata fortunata, mi ha scritto qualcuno, mi ringraziano, ma anche se non lo fanno sono felice». In giro, soltanto per il suo paese ne ha lasciati oltre un migliaio e quelle pietre «trovano sempre una via per arrivare a chi ne ha bisogno e se non accade – svela Francesco – ci penso io a farli arrivare».