Un'”avventura umana” che si cela dietro la maschera dell’interprete, un’immersione nelle profondità dell’anima per svelare ciò che “non si vede”. È questo il motore che da tre anni guida Monica Guerritore nella realizzazione del suo primo film dedicato ad Anna Magnani, icona del cinema neorealista.
L’attrice romana, ospite al Bif&st, ha confidato la sua profonda connessione con Magnani, un legame nato anni fa con l’interpretazione teatrale de “La lupa” e ora trasformatosi in un ambizioso progetto cinematografico.
«Mi lega a Magnani l’avventura umana, un’avventura che naturalmente noi attori, noi interpreti, noi scrittori, andiamo sempre a cercare in quello che non si vede, ovvero nelle terre emerse che indicano che sotto c’è qualcosa. E da tanti anni, da quando ho fatto “La lupa”, mi sono immersa in quel mare», ha dichiarato Guerritore a margine di una master class al Teatro Petruzzelli.
L’attrice sottolinea come la sua narrazione si intrecci inevitabilmente con la vita di Anna Magnani: «Sì, la mia è una storia reale che corre parallela alla sua perché scrivendo sulle vite degli altri, ciò che non sappiamo realmente lo riempiamo con la nostra sensibilità».
Ma quali aspetti inediti della Magnani verranno portati alla luce dal film? Guerritore si concentra sul profondo legame tra la vita privata e le interpretazioni dell’attrice: «Non si sa quanto lei mettesse dentro i personaggi che interpretava quello che lei viveva. Il primo è quello di “Roma città aperta”. In quella famosa corsa del film c’è quella fatta da lei per andare a casa a prendere il figlio malato».
La sceneggiatura del film, rivela Guerritore, prende le mosse da un momento cruciale: «Dalla storia d’amore con Rossellini, ovvero dalla notte del ’56 mentre lei aspettava l’Oscar. Avvicinandosi a “Roma, città aperta“, precipita nell’amore con Rossellini e precipitando in questo amore è come un’immersione nell’inconscio, ma anche nel suo dolore più grande».
Un aneddoto inedito, frutto della sensibilità di Monica Guerritore ma ritenuto verosimile, riguarda il controllo artistico di Magnani: «Su quanto fosse importante la Magnani su quello che faceva, io le faccio dire a un certo punto: “i diritti di Mamma Roma sono miei“. Una cosa che non c’è certo nella storia del cinema ma che di fatto è vera».