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Bari vecchia, primo giorno di scuola per le pastaie: ma è polemica sulle regole

Primo giorno di “scuola” per le pastaie di Bari vecchia che ieri, negli spazi del job center comunale Porta Futuro, hanno partecipato al corso a loro dedicato e finalizzato alla regolarizzazione dell’attività di produzione e vendita della pasta fresca fatta in casa. La frequenza del corso, durato quattro ore e condotto dalle organizzazioni di categoria Confartigianato e Cna, ha consentito alle pastaie di ottenere la certificazione Haccp, il protocollo che tutela il consumatore garantendo la salubrità degli alimenti, con un’attenzione particolare alla prevenzione dei rischi. Primi argomenti toccati, le normative vigenti, sicurezza alimentare e pacchetto igiene; contaminazione degli alimenti; microrganismi e principali malattie alimentari; metodi di conservazione degli alimenti.

Nelle successive occasioni di parlerà anche di igiene dei prodotti alimentari; igiene del personale; procedure di pulizia e sanificazione; procedure di autocontrollo e tracciabilità degli alimenti. Previsto anche l’accompagnamento delle pastaie agli adempimenti giuridici e fiscali necessari per diventare Osa (Operatrici per la somministrazione di alimenti). Un percorso fatto di legalità invocato da più parti dopo le polemiche relative alla querelle sulle orecchiette industriali vendute sui tavoli delle “signore dell’Arco basso” ai turisti, e spacciate come prodotto fatto a mano. Ma non sono mancate alcune polemiche.

L’interruzione

Ieri il corso è stato interrotto dal marito di una delle pastaie che ha inveito contro la richiesta del Comune di regolarizzare la vendita delle orecchiette prodotte in casa a Bari vecchia. Il momento di tensione è passato velocemente e le partecipanti hanno potuto completare in tranquillità il momento di lezione. Sul caso, però, si è espresso anche uno dei consiglieri del primo municipio, Luca Bratta. «Il fenomeno delle orecchiette fatte in casa e vendute in strada è ormai diventato ridicolo.

Nonostante le ripetute denunce fatte anche in consiglio, l’amministrazione continua a ignorare il problema o cerca di arginarlo. Questo fenomeno, che va avanti da decenni, è stato persino promosso come attrazione culturale a livello mondiale dalla stessa amministrazione. Ma quale cultura? Facciamo chiarezza: molte attività commerciali che vendono gli stessi prodotti sono costrette a pagare tasse salatissime, mentre qui sembra che tutto venga tollerato. Perché? Per fare bella figura e illudere i cittadini che tutto sia in regola? Chi tutelerà i commercianti?».

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