Freddo e sorrisi, una chiesa e un pranzo: la comunità di Sant’Egidio ricorda i senzatetto scomparsi.
Gerbere rosse e volti sereni, nonostante il cappotto e il freddo. Questa mattina, nella chiesa del Gesù, nel cuore antico di Bari, si è svolta una messa speciale, dedicata a chi ha conosciuto solo la strada. Un momento di preghiera per ricordare i senzatetto, «i nostri amici di strada che sono morti», spiega Giuseppe Gabrielli, della comunità di Sant’Egidio, da anni impegnata nel sostegno ai senza fissa dimora.
La celebrazione, presieduta dall’arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano, ha rievocato storie di vite difficili, segnate dall’indifferenza e dalla solitudine. Come quella di Deljia, un 70enne di origini jugoslave, «il primo degli homeless incontrati in città dai volontari», ricorda una volontaria. «Deljia viveva in una baracca nel quartiere Libertà. Nel 1997, la sua casa fu bruciata e lui picchiato da un gruppo di adolescenti». La comunità gli è stata vicina fino alla sua morte, avvenuta nel dicembre dell’anno successivo a causa di un malore improvviso.
«Abbiamo letto 75 nomi, altrettante storie di vite che abbiamo conosciuto e aiutato in oltre 25 anni di volontariato», prosegue Gabrielli. «Loro ci ricordano che la vita di strada è durissima, e noi abbiamo il dovere di accompagnare e dare conforto a chi non ha più un tetto sulla testa».
Dopo la messa, un momento di convivialità ha unito volontari, arcivescovo e senzatetto in un pranzo fraterno. «Un’occasione di festa e di gioia per chi vive una quotidianità fatta di solitudine», conclude Gabrielli.