Sono tutti prescritti i reati contestati ai 23 imputati nel processo per associazione a delinquere finalizzata alla realizzazione e alla commercializzazione di dipinti falsi.
Secondo l’accusa, i 23 avrebbero organizzato mostre in Italia e all’estero, pubblicato cataloghi e comprato e messo in commercio opere dei maestri Nino Caffè, Mario Schifano, Paolo Scheggi, Franz Borghese e tanti altri. Ma le opere, commissionate ad alcuni pittori, erano false.
I falsi erano stati scoperti e sequestrati nel 2013. I 23 erano poi stati rinviati a giudizio a Bari nel 2019 (per un imputato il decreto di rinvio a giudizio è stato dichiarato nullo, due sono invece deceduti) e pochi giorni fa il processo si è concluso con un nulla di fatto perché i reati sono tutti prescritti.
«Non sono emersi elementi utili a palesare l’innocenza degli imputati, nei cui confronti deve pronunciarsi pertanto sentenza di non luogo a procedere, in ordine ai reati loro ascritti, perché estinti per intervenuta prescrizione», scrive nella sentenza il giudice Angelo Salerno.
Le opere sono state dissequestrate ed è stata disposta la restituzione ai proprietari «previa apposizione dell’attestazione di falsità dell’opera». Attestazione che non sarà apposta a due quadri «perché l’istruttoria non ha consentito di apprezzarne la non autenticità né è possibile, essendo intervenuta la prescrizione dei relativi delitti, procedere ad ulteriori approfondimenti».
Nel corso delle indagini sono stati sequestrati 481 dipinti attribuiti falsamente a Caffè, ma è emersa anche l’esistenza di circa 8.000 opere false in circolazione. Le opere avrebbero fruttato all’organizzazione circa un milione e mezzo di euro.