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Tra identità e sviluppo, Bari difende il Novecento: via al piano per preservare oltre 200 edifici storici

Bari sceglie di guardare al futuro partendo dal suo recente passato. Con la Variante normativa al Piano Regolatore Generale per le opere di architettura moderna e contemporanea, il Comune compie un passo decisivo verso la tutela di un patrimonio spesso trascurato: quello degli edifici sorti tra il secondo Ottocento e il Novecento, testimonianze preziose della trasformazione urbana e sociale della città.

Il provvedimento, che dovrà approdare in Consiglio comunale, prende origine dall’articolo 12 della Legge regionale pugliese 14/2008, che riconosce valore pubblico all’architettura contemporanea non sottoposta a vincoli statali. L’obiettivo è consentire interventi compatibili che rispettino i caratteri identitari degli immobili, salvaguardando al tempo stesso i diritti delle generazioni future.

Un percorso lungo decenni

La variante arriva al termine di un lungo percorso. Già dagli anni Settanta il PRG aveva previsto la necessità di evitare sostituzioni indiscriminate di fabbricati di pregio, mentre nel 2014 il Comune aveva tentato un primo censimento, non accolto dalla Regione. Nel frattempo, ricognizioni condotte con il Politecnico, la Soprintendenza e il Ministero della Cultura hanno confermato la rilevanza di numerosi edifici baresi, molti dei quali oggi inseriti anche nel Censimento nazionale delle architetture dal 1945 ad oggi. L’elenco approvato quest’anno comprende 202 immobili, suddivisi in quattro categorie di “invarianti”. Si tratta di complessi ed edifici di interesse architettonico del XIX e XX secolo, di insediamenti industriali storici, di complessi di edilizia residenziale pubblica e di edifici e manufatti di valore storico-documentario.

Le nuove regole di tutela

La norma tecnica allegata alla variante stabilisce regole precise: sono consentiti interventi di manutenzione, restauro e risanamento conservativo, ma non la demolizione e ricostruzione. Ogni intervento dovrà essere corredato da una relazione storico-critica che documenti valori e trasformazioni. Sono inoltre previsti incentivi per i proprietari, come riduzioni di imposte in cambio della disponibilità ad aprire i cantieri al pubblico trasformandoli in occasioni di conoscenza e partecipazione.

Identità e sviluppo

In questo senso, la tutela diventa non solo vincolo ma opportunità. La città potrà infatti “abitare” i suoi cantieri come momenti di incontro e valorizzazione culturale. Un modo per rafforzare il senso di appartenenza e orgoglio urbano, trasformando i palazzi moderni in veri e propri complessi urbanistici da curare e tramandare. Per questo, il passo compiuto da Bari ha un valore che va oltre i confini cittadini. In un’epoca in cui la pressione edilizia e le deroghe rischiano di cancellare opere significative del Novecento, la variante rappresenta un modello di governo del territorio che tiene insieme sviluppo sostenibile, identità culturale e partecipazione civica. «La città è un bene comune», si legge nella relazione. Un bene che vive nelle stratificazioni della sua architettura, antica e recente e Bari ha scelto di custodirle tutte, perché nel cemento e nelle linee moderne non c’è solo passato, ma anche futuro.

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