Bari torna a tingersi di rosa per la 19esima edizione della Race for the Cure che culminerà, domenica 18 maggio, con il tradizionale evento sportivo che prevede una passeggiata non competitiva di due chilometri, una gara podistica non competitiva di cinque chilometri e una gara agonistica di dieci. L’evento partirà da piazza della Libertà.
La Race for the Cure di Bari è stata presentata stamattina in Comune dal fondatore della Susan G. Komen Italia, Riccardo Masetti, dalla presidente del comitato pugliese dell’associazione, Linda Catucci, dal sindaco Vito Leccese e dall’assessora regionale all’Ambiente Serena Triggiani.
L’evento si svilupperà su tre giorni dedicati a sport e salute. Comincerà ufficialmente venerdì 16 quando, alle 15, sarà inaugurato il Villaggio della Salute con due ospiti d’eccezione: il procuratore di Bari, Roberto Rossi, e la presidente della fondazione Johnson&Johnson, Barbara Saba.
All’interno del Villaggio saranno eseguiti esami diagnostici gratuiti e screening per le principali patologie femminili, in particolare in favore delle persone che vivono in condizioni di fragilità sociale o economica.
Saranno inoltre a disposizione informazioni e consulenze per programmi screening diagnosi precoce dei tumori, per la presa in carico dei pazienti e relativamente alle attività delle breast unit.
Il Villaggio sarà aperto anche sabato (dalle 9 alle 20) e domenica, fino al termine della Race. Cuore pulsante, come sempre, l’area dedicata alle donne in rosa con trattamenti di benessere e makeup, e l’area per i più piccoli.
Masetti: «La Race for the Cure ha aiutato a cambiare l’atteggiamento culturale sui tumori»
«Il lavoro fatto dal comitato regionale Puglia è straordinario, siamo alla 19esima edizione con una manifestazione entrata nel cuore di tutti i pugliesi», commenta il fondatore di Komen Italia, Riccardo Masetti, sottolineando che la Race for the Cure «è un evento che ha un suo fascino, un alto valore sociale, perché tiene alta l’attenzione su un tema rilevante come quello dei tumori al seno e lo fa in un modo che aiuta a togliere la paura unendo salute, sport, solidarietà e intrattenimento».
La manifestazione, prosegue, «ha aiutato a cambiare atteggiamento culturale nei confronti della malattia, eliminando la vergogna e il senso di isolamento, sostituiti con solidarietà, condivisione e vicinanza che sono medicine potentissime. Oggi – conclude – riusciamo a curare la malattia in molti casi grazie alla diagnosi precoce, ma è un’esperienza che lascia effetti collaterali sulla qualità di vita che a volte sono più importanti della patologia stessa».