Una notte che nessuno vorrebbe vivere. Tra il 5 e il 6 novembre, Paolo, nome di fantasia, noto a Bari per il suo impegno nel Movimento Federalista Europeo, ha vissuto un incubo reale: la propria casa invasa dalla polizia, la porta blindata distrutta, il trasferimento coatto all’ospedale San Paolo, senza spiegazioni e senza aver opposto resistenza.
Paolo, colto, sportivo e da anni attivo nelle iniziative europeiste del Mf sezione Luciano Bolis, negli ultimi tempi si era dedicato alla cura dei genitori malati. La tranquillità familiare è stata però travolta dal comportamento aggressivo del fratello, che secondo quanto raccontato da Paolo e dal padre, mirava a impossessarsi del patrimonio e della casa dei genitori.
Due operatrici sanitarie, secondo la famiglia, avrebbero indotto la madre a seguire decisioni contro la volontà del figlio, creando tensioni drammatiche.
L’intervento
La mattina del 6 novembre la situazione è degenerata: Paolo, pacifico e incapace di reazione, è stato trattato come un soggetto pericoloso o incapace di intendere e di volere, subendo la violenza fisica e psicologica del fratello, della polizia e di alcuni operatori sanitari.
Il padre, anch’egli cardiopatico, ha assistito impotente alla scena. La vicenda solleva domande inquietanti: perché Paolo è stato portato con la forza in ospedale? Chi ha stabilito che fosse incapace di intendere e di volere? Perché un uomo buono e rispettoso della legge ha dovuto vivere ore di terrore tra aggressioni e umiliazioni?
La Rete civica di Bari chiede giustizia e chiarezza. Il padre di Paolo, tornato a casa tre giorni dopo l’accaduto, ha trovato la porta distrutta e aperta e ha raccontato con lucidità la propria versione in un’intervista video, chiedendo che la verità venga accertata.








