Il carcere di Bari sembra aver la battaglia contro il Covid. Solo un mese fa i detenuti positivi erano circa 150, oggi solo otto.
La variante Omicron ha travolto anche l’istituto penitenziario di pugliese, costringendo le autorità competenti a mettere in campo tutte le armi disponibili per far rientrare l’emergenza. I sei medici dell’istituto hanno avviato un percorso di monitoraggio e tracciamento dei contagi che li ha portati a eseguire fino a quattro volte, nell’ultimo mese, lo screening di tutta la popolazione penitenziaria, per un totale di circa 1.400 tamponi eseguiti.
Sicuramente i buoni risultati anche in termini di vaccinazioni hanno aiutato a rendere la situazione meno grave del previsto. Il penitenziario di Bari oggi vanta circa il 91% di immunizzati. Qui la campagna vaccinale è sempre stata in linea con il piano nazionale e perciò, nel momento più critico del contagio, la quasi totalità dei positivi è stata asintomatica. Nello specifico sono state effettuate solo due ospedalizzazioni di cui una cautelativa, a causa di una pregressa patologia del paziente.
Adesso gli occhi sono tutti puntati sui progetti dedicati alla ripartenza e rispetto a questo «c’è ancora un nodo importante da sciogliere – spiega Pietro Rossi, garante regionale dei detenuti – e riguarda la fine dell’emergenza sanitaria. Mi auguro che le strutture competenti abbiano già pianificato come riavviare corsi formativi e ricreativi. Il 31 marzo è vicinissimo e non possiamo perdere altro tempo. Tutto il comparto è in uno stato di depressione psicologica pericolosissimo». A partire da aprile ci si aspetta la ripresa a pieno regime di tutte le attività, interrotte dal dilagare della pandemia. È grazie a esse, infatti, che si realizza il principio di non-discriminazione e si crea continuità tra “il dentro e il fuori le mura”: «È importante sempre tenere a mente che lo stato detentivo riguarda l’esclusiva privazione della libertà, ma non del diritto allo studio, alla formazione e all’informazione», ricorda Rossi. La promozione del reinserimento sociale passa attraverso la creazione di progetti che favoriscono i rapporti sociali, contribuendo alla creazione di un clima di convivenza: in simili contesti le celle diventano solo luogo di convivenza notturna. In questo senso la pandemia ha fatto saltare tutti gli schemi. Risalgono alla prima metà del 2020, infatti, gli ultimi corsi professionali per detenuti finanziati dalla Regione.