Primi passi concreti per la strategia di diversificazione che dovrebbe rilanciare il sito produttivo Bosch di Bari. All’interno dello stabilimento nella zona industriale del capoluogo pugliese, nascerà un nuovo reparto di after market, che si occuperà del ricondizionamento di pompe e iniettori certificati a livello europeo. In termini di occupazione, verranno coinvolti cento collaboratori, permettendo di ridurre l’utilizzo dei contratti di solidarietà e agevolare una più equa distribuzione degli stessi.
A darne notizie è la Fiom Cgil, spiegando che la direzione aziendale, in maniera straordinaria, ha convocato tutta la rappresentanza sindacale per comunicare che da subito il plant di Bari inizierà a strutturare gli spazi liberi del sito per impiantare il nuovo reparto. L’after market è quel settore che comprende tutti i ricambi auto e non solo. È anche definito post-vendita e in via generale questo termine viene utilizzato principalmente per il settore automobilistico.
Ne deriva il fatto che l’After market coinvolge tutta la filiera di produzione, distribuzione e vendita di ricambi per automobili e anche diversi tipi di accessori: dagli ammortizzatori, alla tendina parasole.
L’organizzazione
Secondo la Fiom Cgil si tratta di «un passo importante nel percorso di diversificazione e crescita del plant. Abbiamo ancora tanta strada da fare affinché l’occupazione e la salvaguardia dei posti di lavoro vengano pienamente raggiunte – afferma la rsu Fiom Cgil aziendale -. Dobbiamo continuare a rimanere vigili e in allerta e non mollare mai, perché sembrerebbe che la strada tracciata sia quella giusta. A breve proporremo alle altre sigle sindacali di organizzare in maniera unitaria un’assemblea sindacale». Lo stabilimento Bosch di Bari è il secondo sito industriale per numero di addetti a livello regionale dopo l’Ilva. Al momento conta circa 1500 dipendenti. In questi ultimi due anni, le politiche di incentivo all’esodo messe in atto hanno convinto poco meno di 150 lavoratori ad andar via.
La continuità produttiva almeno fino al 2027 è garantita grazie ad un accordo che prevede la diversificazione delle produzioni. «La decisione di Bosch è sicuramente da accogliere positivamente – spiega Domenico Ficco, segretario generaledella Camera del lavoro – Ma è evidente che è una risposta ancora parziale rispetto al bacino di occupati dello stabilimento barese: rimaniamo sulla posizione che non un posto di lavoro può andare perso e pertanto serve un piano industriale complessivo, dentro un contesto che reclama da parte del governo nazionale politiche industriali e di difesa del sistema produttivo, soprattutto qui al Sud».