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Bari, si apre la World Press Photo Exhibition: 144 finestre sulla complessità del mondo

Per il dodicesimo anno consecutivo, Bari ospita la World Press Photo Exhibition 2025, la mostra di fotogiornalismo più prestigiosa al mondo. Fino all'8 dicembre, la sala del Colonnato del Palazzo della Città Metropolitana esporrà 144 scatti selezionati tra quasi 60mila lavori candidati da fotografi provenienti da 141 Paesi. L'immagine vincitrice del Photo of the Year…
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Per il dodicesimo anno consecutivo, Bari ospita la World Press Photo Exhibition 2025, la mostra di fotogiornalismo più prestigiosa al mondo. Fino all’8 dicembre, la sala del Colonnato del Palazzo della Città Metropolitana esporrà 144 scatti selezionati tra quasi 60mila lavori candidati da fotografi provenienti da 141 Paesi.

L’immagine vincitrice del Photo of the Year è un ritratto toccante di un bambino di Gaza City gravemente mutilato a seguito di un attacco israeliano nel marzo 2024, scattato dalla fotografa palestinese Samar Abu Elouf per il New York Times.

Complessità e Messaggi di Giustizia

La mostra, organizzata da Cime, è stata presentata oggi alla presenza del sindaco Vito Leccese, del direttore di Cime Vito Cramarossa e della fotoreporter italiana Cinzia Canneri, vincitrice nella categoria Long term project.

«Quelle esposte sono 144 finestre sul mondo che raccontano cosa succede e permettono di riposizionarsi rispetto a ciò che accade – ha dichiarato Cramarossa -. Se vogliamo dare un tema a questa mostra è la complessità, che molto spesso purtroppo non va più di moda».

Tra gli scatti esposti, anche quello della fotografa venezuelana Gabriela Oràa per Reuters, che ritrae la leader dissidente Maria Corina Machado, fresca vincitrice del Premio Nobel per la Pace 2025.

Il sindaco Vito Leccese ha sottolineato la scelta della nuova e prestigiosa location: «Questo luogo architettonicamente molto pregiato incomincia a dialogare con la città, è un’apertura alla comunità. La bellezza di questo palazzo si arricchisce della bellezza del messaggio delle fotografie».

La fotoreporter Cinzia Canneri ha spiegato il valore del suo premio: «Ha permesso di dare voce a una storia nascosta di cui non si parla e di dare un’opportunità alle donne eritree di poter chiedere giustizia per le violenze sessuali che hanno ricevuto durante la guerra». La mostra si configura quindi non solo come un evento culturale, ma come un potente catalizzatore di riflessione etica e civile.

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