Boris Radunovic sta diventando sempre di più un fattore nella stagione del Bari. Sei partite su tredici senza subire reti. Solo Gori dello Spezia ha fatto meglio in B, in rapporto all’utilizzo in campo. Prestazioni in crescendo, con parate salva risultato, trasmettendo solidità e sicurezza tra i pali e alla squadra. ‘L’incidente’ con la Reggiana si inquadra come un episodio in un contesto di interventi sempre più decisivi. «Parliamo di un portiere che 2 anni fa ha ottenuto la promozione da protagonista con il Cagliari e che nella stagione successiva, prima di finire in panchina, era partito titolare in Serie A» osserva Alberto Fontana, ex numero uno del Bari tra il ‘93 e il ‘97, con 139 presenze in biancorosso e 38 clean-sheet.
Fontana, come giudica le caratteristiche del serbo?
«È un portiere importante: ha fisicità, esperienza, sta vivendo l’età migliore. Non sono affatto sorpreso delle sue prestazioni, ha solo avuto bisogno di tempo per ritrovare il ritmo partita».
Quale caratteristica apprezza in particolare di Radunovic?
«Non sono un amante del portiere ‘esaltato’. Piuttosto amo chi dà presenza, sicurezza e che sappia trasmettere certezze ai compagni, soprattutto della difesa. Sotto questo punto di vista sta facendo molto bene».
Ha visto qualche parata? Quale mette in copertina?
«A Salerno ha fatto benissimo, è stato decisivo. Se proprio devo scegliere una parata, premio l’intervento su Verde nel primo tempo: determinante. È questo che deve fare chi ricopre il nostro ruolo: avere la capacità di essere reattivo in alcuni momenti, quando si è chiamati in causa».
Si dice che anche i portieri portino punti: è d’accordo?
«Certo. Il portiere cambia la stagione. I numeri uno sono determinanti come gli attaccanti, nel modo più assoluto, anche in termini di punti. Un portiere insicuro toglie certezze anche a chi sta davanti. Al contrario la sicurezza e tranquillità è contagiosa in positivo per tutta la squadra. Non è solo la parata che fa la differenza, ma anche la capacità di avere un impatto positivo verso i compagni. A volte si tende a sottovalutare l’incidenza dell’estremo difensore nell’economia del risultato, anche per il timore di mettere in luce una prestazione di squadra negativa sul piano del gioco».
Crede che il Bari abbia di nuovo un guardiano affidabile tra i pali?
«Gli ultimi due anni sono stati molto particolari. Prima Caprile, che è stato in assoluto il miglior portiere della B in quel campionato, un ragazzo che sono certo scriverà pagine importanti nel calcio. L’anno scorso penso che fino a gennaio più che i problemi dietro con Brenno, siano mancati i gol. Non sottovalutiamo poi un fattore sulla stagione del brasiliano…»
Dica pure.
«Bari non è una piazza facile, soprattutto per un ragazzo che arriva dall’estero, che non la conosce. Con queste premesse diventa pesante gestire le pressioni. Radunovic, al contrario, ma non per essere ingenerosi con Brenno, ha esperienza, conoscenza del campionato e un fisico importante. Nel calcio di oggi senza una certa fisicità non giochi più a certi livelli in porta».
Radunovic le ricorda qualche ex portiere biancorosso?
«Se penso alla fisicità, mi viene in mente Biato. Ma il mondo è cambiato nel frattempo. Al livello di allenamento si è molto più avanti. Basti pensare a Vicario, che nonostante la grande fisicità si muove come un folletto. Nel calcio moderno sarei considerato un portiere piccolo e non farei le stesse cose che invece ho avuto la possibilità di dimostrare fino a 15 anni fa. Chi dice il contrario racconta una favola».
Parliamo del Bari: come valuta finora la sua stagione?
«Che peccato i tanti pareggi in casa. Ma conosciamo la B: una categoria tremenda. È il campionato in assoluto più bello per chi lo guarda, dove in ogni partita non c’è nulla di scritto. Invece sento che si sta già sentenziando. Secondo me tranne il Sassuolo, che è di un’altra categoria, c’è parecchio equilibrio. Il campionato è ancora molto lungo».
Che ruolo può ritagliarsi la squadra pugliese?
«La B è un campionato dove 3 punti fanno la differenza, sia verso l’alto che verso il basso. Lo dice la storia di questo torneo. L’ambizione del Bari è senza dubbio quella di qualificarsi ai playoff. Ha i mezzi e la qualità per farlo. Una volta raggiunti, si aprirà una parentesi particolare, tutta da giocare».
Come valuta l’operato di Longo?
«Giudizio più che positivo perché dopo il miracolo della salvezza ottenuta l’anno scorso all’ultima gara con la Ternana, ha ricostruito tutto. Sta facendo un ottimo lavoro. La B è un torneo dove ogni due partite devi tirare una linea. Non ci si può mai cullare sugli allori».