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Bari, il procuratore Rossi: «In 4 anni sequestrati 900 mln per reati fiscali» – L’INTERVISTA

Attentati intimidatori ai rappresentanti delle istituzioni, lotta politica imbarbarita nei piccoli Comuni, presunta infiltrazione della criminalità organizzata nel tessuto sociale. Il procuratore della Repubblica di Bari, Roberto Rossi, traccia alcune linee rosse.

Quali sono i reati che più preoccupano il capo della Procura di Bari?

«I reati fiscali, oltre a quelli di criminalità organizzata. Perché quelli fiscali vanno a inficiare la stessa possibilità di una convivenza pacifica e civile e poi perché l’attività economica è utilizzata dalla criminalità organizzata».

In quali termini?

«Creano imprese, illegali, e utilizzano l’evasione fiscale per poter investire i loro profitti».

Quanto incide questo fenomeno sull’economia del territorio?

«Tanto. Non ci sono statistiche a riguardo, ma posso dire che in quattro anni la Procura di Bari ha sequestrato all’incirca 900 milioni di euro. Formalmente sono tanti e volevo dare il dato per far comprendere l’entità del fenomeno».

Riguardo alla criminalità organizzata, cosa è cambiato rispetto al passato?

«Oggi cerca sempre più di infiltrarsi negli ambienti economici e sociali per potere affermare il suo controllo del territorio».

Quindi, si sta trasformando nei cosiddetti «colletti bianchi»?

«Purtroppo ci sono dei settori della borghesia intellettuale contigui alla criminalità organizzata».
Il procuratore, Francesco Giannella, in audizione in Commissione antimafia, è stato sollecitato a rispondere sul voto di scambio da lui definito un «fenomeno trasversale».

A cosa si deve la diffusione tra tutti i ceti sociali?

«In realtà è un fenomeno che c’è sempre stato, ma in qualche modo ora c’è una maggiore attenzione investigativa e quindi sono aumentati i procedimenti».

Ma ora viene avvicinata anche la media borghesia. Cosa è cambiato?

«Non credo sia cambiato molto rispetto al passato. Il problema è che c’è molta disattenzione culturale rispetto a questo fenomeno. In realtà, anche l’ordinamento lo considera un fatto di poco valore perché se si tratta di voto di scambio mafioso è sanzionato in maniera rilevante, ma quello non mafioso è un reato di poco conto e i procedimenti vanno in prescrizione e difficili da provare. Lo stesso ordinamento dovrebbe capire che occorrono sanzioni serie sul voto di scambio comune, non mafioso».

Rispetto al ricorso ai voti della criminalità organizzata per vincere le elezioni?

«Anche questo c’è sempre stato. Quando parliamo di controllo del territorio intendiamo anche quello dei sistemi elettorali».

Il presidente Emiliano ha definito gli atti intimidatori ai danni dei rappresentanti delle istituzioni «un’abitudine non necessariamente collegata alla criminalità organizzata», bensì «un modo attraverso cui alcuni fanno lotta politica». C’è riscontro in tal senso?

«In tutta Italia sono stati compiuti attentati a persone politicamente esposte. Sono fenomeni preoccupanti. In Puglia non sono più preoccupanti rispetto ad altri».

Lei più volte ha espresso preoccupazione riguardo alla diffusione della droga e, in particolare, di quella chimica ben più pericolosa. Ma c’è una presenza massiccia a Bari?

«Sul territorio è presente, ma non in modo massiccio perché sono droghe complicate da produrre e sono tutte di provenienza estera».

Di ieri la notizia di una richiesta estorsiva di 20mila euro partita da un detenuto tutt’ora in carcere. È un fenomeno complicato da gestire anche a causa di personale sotto organico tra il comparto degli agenti penitenziari, stando alle denunce dei sindacati. Come arginarlo?

«È un fenomeno difficile da gestire. Il problema è che occorrono strumenti elettronici per arginarlo. Su questo, purtroppo, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria non si è attivata; nonostante le numerose sollecitazioni da parte nostra».

I reati via web e l’induzione al suicidio. Sono fenomeni tangibili sul territorio?

«Non sono molti i casi di suicidio. Sono tanti, invece, i reati via web».

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