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Bari ricorda l’inferno del ’43: 82 anni fa il bombardamento del porto. La città rende onore ai caduti

Ottantadue anni dopo, il dolore e la memoria restano vivi. Bari si è fermata questa mattina per ricordare una delle pagine più tragiche e oscure della Seconda Guerra Mondiale: il bombardamento del porto del 2 dicembre 1943, spesso ricordato dagli storici come la “Pearl Harbor del Mediterraneo”.

A rappresentare l’amministrazione comunale nella solenne cerimonia di commemorazione è stata la vicesindaca Giovanna Iacovone. Il momento di raccoglimento si è svolto proprio lì dove la storia cambiò corso, presso il monumento ai caduti all’interno dello scalo marittimo, grazie all’organizzazione dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia (gruppo di Bari) in sinergia con l’Autorità Portuale del Levante e la Capitaneria di Porto.

L’apocalisse chimica

Non fu un semplice attacco aereo. Quella notte, gli aerei della Luftwaffe tedesca trasformarono la rada di Bari in un inferno di fuoco. Diciassette navi mercantili alleate furono affondate, ma il vero orrore si consumò quando le bombe colpirono la “John Harvey”, una nave statunitense che trasportava un carico segreto di ordigni all’iprite.

L’esplosione liberò il devastante gas mostarda, che si mescolò alla nafta e all’acqua del porto, creando una miscela letale. Il bilancio fu spaventoso: oltre un migliaio di vittime tra militari e civili, molti dei quali morirono non solo per le esplosioni, ma per gli effetti dell’esposizione agli agenti tossici. Oggi, davanti a quel mare che fu teatro di morte, Bari ha rinnovato il suo impegno a custodire la memoria di chi perse la vita in quella notte di devastazione.

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