Bari, presunte truffe sulla vendita delle orecchiette fatte in casa: scoppia la polemica

Orecchiette artigianali o presunte tali. Al centro della polemica negli ultimi giorni c’è finita proprio la tradizionale pasta fatta in casa che ha reso popolare la città vecchia e le ormai celebri “signore delle orecchiette”. Sebbene dell’ipotetica truffa, che vedrebbe vendere a turisti e no, un prodotto preconfezionato anziché fatto a mano se ne parla ormai da tempo, ora il caso è esploso e anche le istituzioni locali sembrano star intervenendo sulla questione.

«Io vorrei fare un rilancio – commenta Vito D’Ingeo, presidente Confcommercio Bari-Bat – Tutte queste attività hanno bisogno di avere sia le autorizzazioni sanitarie che la licenza di vendita al dettaglio. Noi, in Confcommercio, teniamo dei corsi per chi vuole continuare a stare in regola. Il prossimo lo offriamo gratuitamente a chi ha questa attività, affinché possano mettersi a posto. Cerchiamo di uscire da questo impasse. Siamo pronti a dare una mano, proprio per la buona immagine della città».

Il fenomeno

La voce di una presunta pratica scorretta si rincorre da tempo, ma nelle ultime settimane è tornata a tenere banco. Già lo scorso luglio, ad esempio, online si era diffuso un video-denuncia girato da un ragazzo che, dopo aver scoperto di aver comprato orecchiette industriali “spacciate” per artigianali, aveva dato il via alla polemica. «Siamo pronti a effettuare controlli per provare a coniugare il rispetto della legalità, la difesa delle tradizioni e l’immagine della città» ha commentato invece nei giorni scorsi, a una testata locale, l’assessore allo Sviluppo locale, Pietro Petruzzelli.

«Il problema è sempre quello – sottolinea Dario Durso, referente Codacons Bari – l’ospitalità, la ricettività, ma anche l’attitudine alla ricettività del turista». Durso, infatti, fa una distinzione fondamentale tra il barese «che conosce e sa distinguere» il prodotto e difficilmente viene ingannato e il visitatore inesperto. «Poi il discorso “orecchiette” coinvolge tanti aspetti», sottolinea, di natura tributaria, salutistica e di igiene. Oltre che profili di natura giuridica «legati alla truffa o tentata truffa nei confronti principalmente dei turisti».

L’immagine della città

L’immagine del capoluogo pugliese legata alla “via delle orecchiette” è spopolata sui social, che hanno reso la tradizione barese un vero e proprio fenomeno. Ora a risentirne, però, è la città stessa, anche se ovviamente non si può (e non si deve) fare di tutta l’erba un fascio. «Ci stiamo comportando alla stregua di qualsiasi altra località turistica – evidenzia ancora l’avvocato – Avendo acquisito la vocazione turistica, si è persa la verginità che era legata, fino a 10 anni fa, a Bari e alla città vecchia, quando potevi andare anche a occhi chiusi ad acquistare le orecchiette perché erano fatte in casa».

Ora a cambiare è la prospettiva della città, spiega ancora Durso, e a dimostrarlo è anche l’aumento dei prezzi o la presenza degli stranieri sulle strade. «Questo deve indurre noi cittadini ad approcciarci in maniera diversa nei confronti del territorio, ma forse non siamo neanche noi pronti a comprenderne i risvolti. A capire fino in fondo quali sono le prospettive di questo cambio radicale dell’identità della nostra città e della regione. Ora siamo una regione a vocazione turistica, con i suoi vantaggi e svantaggi», conclude.

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